Il cammello sarebbe una metafora pe una sorta di nodo di marinaio? A me sembra una forzatura, a meno che Gesù conoscesse anche il linguaggio dei marinai…!!! Non deve risultare strana questa immagine. L’antico vicino Oriente amava i paradossi, i colori accesi e le tonalità forti. Gesù voleva proprio bucare lo schermo!
In realtà, io lascerei la piccola parabola così com’è…assurda. Gesù è convinto che la ricchezza è un ostacolo invalicabile per entrare nel regno di Dio che è destinato ai «poveri in spirito» e costoro non sono tali per un vago distacco “spirituale” dai loro beni, ma perché essi sono radicalmente e totalmente liberi dall’idolatria delle cose e del loro possesso. Diventa una conditio sine qua non…
E la prova l’abbiamo nella costernata reazione dei discepoli. Sembra di vedere i poverelli di Assisi quando on accettarono le regole di Francesco. Troppo dure. E Gesù rincara la dose dichiarando che la salvezza del ricco è sostanzialmente possibile solo attraverso un miracolo: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile!» (19,26).
Che il significato dell’immagine sia quello del contrasto estremo tra la microscopica cruna dell’ago e il mastodontico cammello è confermato anche da altri due paralleli esterni. Gesù non è nuovo a questa forza di linguaggio. All’interno della veemente sequenza di sette “Guai!”, scaglia saette contro gli scribi e i farisei. Là si legge: «Guide cieche che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!» (23,24). È evidente l’implicito nesso tra questo poderoso animale e i piccoli fori del colino. E poi c’è un testo rabbinico posteriore a Gesù, nel quale si delinea l’impossibilità e l’assurdità del far passare anche un elefante per la cruna di un ago! Cristo rivela, così, non solo la ferma condanna della ricchezza egoista che impedisce la sua sequela, come era accaduto al giovane ricco, ma mostra anche la sua aderenza al linguaggio colorito della cultura in cui egli era incarnato.
Infine voglio ricordare che il cammello – in ebraico gamal, termine che vale anche per il dromedario a una sola gobba – è menzionato nella Bibbia a partire già dai patriarchi nel libro della Genesi. E per finire in bellezza ho trovato che, secoli dopo, secondo un registro riferito dal libro biblico di Esdra (2,66-67), gli Ebrei rimpatriati dall’esilio a Babilonia avevano una dotazione di ben 435 cammelli, molto più dei 245 muli, ma ovviamente meno dei più semplici asini che erano 6.720 e dei 736 cavalli. Nel Nuovo Testamento Giovanni Battista indossava abiti tessuti con peli di cammello, mentre nella tradizione popolare beduina l’urina di cammella è considerata, a livello di cosmesi femminile, una sorta di “acqua di colonia”…! Chissà se la vendono in Amazon?!
Secondo me Gesù ha usato l’immagine del cammello con molta consapevolezza!