Questa deliziosa filastrocca mi permette di affrontare la imbarazzante richiesta di alcuni discepoli a Gesù. Mi fa rabbrividire quel comando su Gesù: “Noi vogliamo”.
L’imperioso affermarsi del sé, questo narcisismo devastante di nostri giorni esisteva come rischio anche fra i primi discepoli di Gesù. Se ci guardiamo attorno infatti vediamo, tante volte, la corsa al successo, al prestigio, ad una posizione, al comando, al volere che le cose siano sempre come vogliamo noi, vediamo la corsa ai propri interessi. Non si tratta tanto di giudicare gli altri, quanto di fare un esame di coscienza, perché anche in ciascuno di noi c’è questo desiderio, quest’istinto, questa tentazione.
Agli apostoli, i quali chiedevano di sedere uno alla sua destra e una sinistra in quello che immaginavano come un regno particolare, di potenza umana, e di fronte agli altri che erano invidiosi ed arrabbiati per queste richieste, Gesù si stupisce. Non hanno capito nulla del suo Vangelo. E reagisce. E dà la sua testimonianza, presenta la sua scelta, dice: “Il Figlio dell’uomo – e parla di se stesso – non è venuto per farsi servire ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”. Gesù è il servo, il servo di Dio e degli uomini, come annunciato molte volte dai profeti. Dice il testo di Isaia: “Offrirà sé stesso in sacrificio di riparazione, compirà la volontà del Signore. Il mio servo giustificherà molti, perché egli si addosserà le loro iniquità. Ma dopo il suo intimo tormento, vedrà la luce”.
È così che Gesù è il grande sacerdote, che conosce il patire umano, perché in tutto uguale a noi, fuorché nel peccato. “A lui possiamo accostarci con piena fiducia”, così ci dice la lettera agli ebrei. Come Gesù si è fatto servo? In tutto lo svolgersi la sua vita. Senz’altro, a Nazareth sarà cresciuto nella bontà del cuore, nell’amore alle persone, nel servizio del suo lavoro. Ma soprattutto nella sua vita pubblica: Egli è stato sempre alla ricerca dei poveri, dei malati, dei peccatori, come un pastore buono e sempre in cerca di qualunque pecora, anche di quella smarrita e soprattutto di quella; la porta al sicuro rischiando, lui stesso, la sua vita. E la sua vita l’ha donata davvero, con tutto il suo amore infinito, nel sacrificio della croce. Ha dato tutto sé stesso per tutti e per ciascuno, per portarci tutti alla grazia della risurrezione.
Alla fine impressiona un altro particolare. A quella richiesta pretenziosa Gesù acconsente: sarà il martirio.