Forse sarete stanchi del mio “Vangelo delle piccole cose”, ma io vado avanti. E per questo Capodanno (oggi inizia un nuovo anno liturgico) vorrei riprendere l’esortazione di Gesù: Avrete forza! Stremo insieme altre cinquantadue settimane!
Questo tempo conduce a Natale, è il perno attorno al quale ruotano gli anni e i secoli, l’inizio della storia nuova, quando Dio è entrato nel fiume dell’umanità. Perciò tutti capiscono che queste parole gravi il Maestro non le ha pronunciate per farci paura, ma per prepararci perché non fossimo ingenui. Non c’è niente di nuovo sotto il sole. Anche le tremende vicende di Valencia, si erano già verificate. Forse adesso ci allarmano di più a causa della nostra coda di paglia. Il Vangelo non anticipa la fine del mondo, racconta il segreto del mondo. Ci chiede di guardare in alto per far entrare i grandi venti della storia, a sentirci parte viva di una immensa vita. Soffiano ancora. E ci domandano di non smarrire il cuore, di non camminare a capo chino, a occhi bassi. Basta profeti di sventura!
Trovo il messaggio di oggi straordinario. Dopo un climax ascendente dove uno si aspetterebbe: ecco il disastro! Ecco la morte! Invece…colpo di scena! Proprio in quel momento si intravvede il Figlio dell’uomo che arriva a liberarci. Siamo tentati di guardare solo alle cose immediate, forse per non inciampare nelle macerie che ingombrano il terreno, ma se non risolleviamo il capo non vedremo mai nascere arcobaleni. I cristiani sono uomini e donne che camminano a testa alta, mai sottomessi, mai ripiegati. Gesù non chiede di mostrare i muscoli, di elaborare chissà quali piani di difesa o strategie di sopravvivenza.
Gesù ci chiede l’attenzione per saper leggere ciò che spunta. Avere forza e coraggio per credere al germoglio che buca l’asfalto, al lucignolo che tende a spegnersi, alla lacrima che annaffia il terreno. Un bimbo nascerà. Noi siamo in cammino verso questo. E la vita si trasforma in un Avvento senza fine.