carovana

Qualche traduzione dice carovana. Altre riportano comitiva. Noi andiamo sul letterale. Il greco di Luca dichiara: “in cammino con gli altri”. Oggi il termine “sinodo” è molto inflazionato tant’è che più sento abusata questa parola, più credo che non avvenga. Il camminare insieme, intendo. Quello bisogna volerlo e farlo, non parlarne!

Sta di fatto che nella festa della Sacra Famiglia ci viene proposto un momento di crisi, di ansia e di angoscia. Non esistono famiglie felici, esistono famiglie che cercano di capire. Anche i genitori del Figlio di Dio fanno fatica, anzi non capiscono proprio. Un insegnamento per chi vuole avere tutto sotto controllo! C’è un “resistere” di Gesù che rimane estraneo a Maria e a Giuseppe. Fraintendono: pensano che l’adolescente sia nel cammino con gli altri. Lui cammina sempre con noi e in tutto il Santo Vangelo cammina e cammina. Qui però cammina con gli altri fino a Gerusalemme, poi resiste, non torna indietro. Mentre gli altri fanno andata e ritorno, Lui sembra volersi fermare a Gerusalemme. Siamo a Natale ma è come se la liturgia ci rinviasse a Pasqua. Come penseranno poi le donne al sepolcro, pensavano di trovarlo di sicuro. Morto ma presente. Invece era risorto e altrove. Presente nella radicale assenza.

Nel linguaggio biblico il cammino è sempre di un giorno cioè quello che la luce ti consentiva. Poi dovevi fermarti per forza. Finché c’è la luce, si cammina poi… Poi arriva il venerdì santo. Giorno di tenebre. Di buio. È il dramma della morte del Signore. Si è caricato delle nostre iniquità, delle nostre ferite tra i malfattori, è stato giudicato, condannato; il suo sepolcro fu coi ricchi benché fosse onesto, dice il cantico del Servo di JHWH, e la sua morte riscatterà le moltitudini. Ma intanto loro lo cercano e non capiscono e sono smarriti. C’è da stupirsi per esempio che la consapevolezza di questa perdita emerga dopo un certo tempo, una giornata. Non ci si accorge subito. C’è qualcosa di misterioso che avviene in Maria e in Giuseppe. Però

diventa simbolico anche di quanto si possa soffrire nell’esistenza. E poi si ferma Gerusalemme a far che? Lo ritrovano seduto nel tempio, in mezzo ai maestri, ascolta, interroga e risponde con intelligenza. Gerusalemme diventa così il luogo dell’ascolto della parola, dell’interrogazione. Ma non basta ascoltare, bisogna anche saper interpellare bene, e saper rispondere con intelligenza. “Perché ci hai fatto così?” E tutto il suo cammino sarà quel saper ascoltare, interrogare, e rispondere con intelligenza; sarà la Parola di Dio perfettamente eseguita a Gerusalemme a rivelare la sua gloria. Sarà seduto come un giudice proprio a Gerusalemme e regna sulla Croce.

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Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo