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Chiesa Parrocchiale

Nell’area occupata dall’attuale edificio parrocchiale sin dal X secolo sorgeva  la chiesa extramuraria di Sant’Ambrogio, citata dalle fonti già nel 956. Si trattava di una chiesa a navata unica, coperta da volta a capriate con due altari laterali dedicati alla Madonna e a San Giuseppe.

Nel 1835 si decide la costruzione di un nuovo edificio, più grande e solenne, il cui progetto è affidato all’architetto milanese Giacomo Moraglia che lo imposta in chiave neoclassica. Il 30 ottobre 1836, alla presenza del Vicerè Ranieri d’Asburgo viene posta la prima pietra.

Il 13 agosto 1842 fu completata la cupola, mente il 30 dello stesso mese si celebrò il primo battesimo. Nel 1875 venne compiuto il campanile e la nuova chiesa venne definitivamente consacrata nel 1886.

La facciata, completata nel 1901, è arricchita da un pronao a colonne monolitiche di granito, bassorilievi di Benedetto Cacciatori ispirati a San Gerardo (1863) e statue di santi opera di Giuseppe Colombo (1985)

La cappella del Santo

La Cappella del Santo con il retrostante Sacro Deposito costituiscono l’abside dell’antica Chiesa di Sant’Ambrogio, preservata dalla demolizione  nel progetto del Moraglia ed inclusa nella costruzione ottocentesca.

Nel 1623 i monzesi, desiderosi di dare maggior onore alla sepoltura del Santo, ne traslarono i resti dal sarcofago in pietra che fungeva da altare in un’urna di marmo, arricchita dai pannelli lignei intagliati con i miracoli di Gerardo, opera di Giovanni Taurino (1625), tuttora visibili presso l’altare di San Gerardo.

Inoltre, già nel 1616 il Moncalvo, importante pittore piemontese, aveva donato come exvoto una pala d’altare  raffigurante il Santo, oggi dispersa: si trovava dove fu aperta la grande finestra che  permette tuttora di vedere il corpo di San Gerardo.

Negli anni ’30 del Settecento vennero realizzati il nuovo altare in armi policromi ed i Sacro Deposito, raggiungibile mediante due scalette, dove venero poste le reliquie del Santo collocate in una nuova urna di legno e cristallo.

 

Le pareti della cappella furono decorate intorno al 1740 da Antonio Maria Ruggeri e Franco Bianchi, insieme ai quadraturisti Giacomo Lecchi ed Eugenio Ricci, con l’ingresso di Gerardo in paradiso, il Santo che protegge il Borgo di Monza nel deposito e due celebri miracoli sulle pareti laterali.

Nella parte anteriore della Cappella Gaetano Barabini dipinse nel 1859 Gerardo che assiste i malati e il Ritrovamento del corpo da parte degli olgiatesi. Tra il 1900 e il 1901, in occasione dei festeggiamenti organizzati dal beato mons. Talamoni venne infine realizzata una nuova urna, quella tuttora esistente.

La cappella della Beata Vergine del Carmelo

Nel braccio sinistro del transetto della chiesa, all’opposto rispetto all’altare di san Gerardo, si trova la cappella della Madonna del Carmine o Carmelo, a cui i parrocchiani sono devoti da più di due secoli. E’ la compatrona della nostra chiesa, dedicata appunto a San Gerardo e a Lei.

La Cappella, affrescata e arricchita di vari elementi artistico-architettonici intorno al 1850, è costruita intorno alla statua lignea della Madonna del Carmine che visivamente rappresenta il centro della raffigurazione ed è collocata in una nicchia vetrata attorniata da una cornice geometrica in marmo, con fregi in bronzo dorato raffiguranti simboli mariani ed eucaristici: una sorta di pala d’altare di medioevale memoria. Ai lati un tripudio di angeli oranti e musicanti, affreschi da Gaetano Barabini (lo stesso artista delle beatitudini dell’abside centrale), accompagna la Vergine nella sua glorificazione, rappresentata nel riquadro della volta soprastante alla Cappella.

Nella vetrata della lunetta soprastante alla statua, si osserva un tondo con l’immagine della Madonna del Carmine che dona lo “scapolare” (una sorta di mantella) a San Simone Stock.

Osserviamo più dettagliatamente, notiamo che la Vergine e il Bambino, entrambi incoronati, tengono con la mano destra due esemplari in miniatura dell’abitino (scapolare) dei Carmelitani, nell’atteggiamento di donarli ai devoti che li osservano. La Madonna indossa una veste di colore rosso, che rimanda simbolicamente al sangue redentore di Cristo, e un manto azzurro stellato, è infatti la Regina dell’universo; il basamento su cui è collocata è di colore verde, simbolo della terra che Ella governa, di rimando al piccolo globo retto nella mano sinistra da Gesù, Re dell’universo. Il leggero movimento in avanti della gamba destra della Vergine, rimarcato dal morbido panneggio della veste, sottolinea il fatto che Maria si dirige verso, si fa incontro ai suoi fedeli e si offre loro aiuto e protezione.

A fianco della cornice della statua sono affrescati sete angeli a destra e sette a sinistra: suonano strumenti musicali, pregano e portano in dono alla Vergine degli oggetti. A destra, dall’alto verso il basso, il primo angelo reca lo scettro, simbolo della regalità di Maria, un altro porta una rosa, Maria è rosa mistica, uno è in preghiera con le mani giunte, un altro ha un giglio, simbolo della purezza della Vergine, due sono intenti a suonare un’arpa e un violino, un ultimo ha le mani incrociate al petto e prega. A sinistra il primo angelo adduce una corona aurea, Maria è regina coelorum, un altro porta una corona floreale, da sposa, un altro indica con la mano sinistra una stella, Maria è stella del mattino, un altro regge un cartiglio che recita “Beatam me dicent omnes generationes” (tutte le generazioni mi chiameranno beata), secondo le parole del Magnificat, altri tre suonano strumenti musicali: un organetto e un violoncello.
Tutti questi personaggi sono avvolti in vesti multicolori e fluttuanti, si agitano, per la gioia di contemplare ed esaltare la Vergine. Molte nuvole, simbolo della sostanza celeste e della purezza di Maria, attorniano e supportano le variazioni angeliche.

Negli affreschi laterali, dello stesso Barabini, notiamo a sinistra l’Adorazione dei Magi, ambientata all’aperto, in un paesaggio mattutino solare e sereno, mentre a destra per l’Adorazione dei pastori, il pittore raffigura una bella e intima scena di interno notturno. E’ curioso il fatto che in entrambe le scene l’artista si autocelebri, una volta nei panni di un re magio, nell’altra come pastore dalla barba lunga e bianca.
Sulla parete sottostante a questi due affreschi, in un tondo circondato da una cornice di gusto floreale, notiamo a sinistra una bellissima Madonna dallo sguardo intenso e materno, che ci mostra il suo cuore trafitto da una spada, secondo la profezia di Simeone e a destra un giovane Gesù dallo sguardo profondo e misericordioso, che ci dona il suo cuore circondato dalla corona di spine.

Giovanni Longoni

L'abside

Gli affreschi dell’abside vennero eseguiti dal pittore milanese Gaetano Barabini nel 1857.
Si compone di una grande immagine del discorso della montagna di Gesù che occupa il catino absidale e da una serie di scene che rappresentano esempi di beatitudini con episodi tratti dal Nuovo Testamento.

   – BEATI MISERICORDES

   – BEATI MUNDO CORDE

   – BEATI PACIFICI

  – BEATI QUI PERSECUTIONEM

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