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I Miracoli

Approfondimento

I miracoli riconosciuti a san Gerardo, così come riportati negli Acta del processo di beatificazione voluto dal Borromeo  ed elencati secondo la classificazione temporale del prof. Augusto Merati son i seguenti:

MIRACOLI IN VITA

  1. MOLTIPLICAZIONE DEL GRANO E DELVINO.

In un tempo di terribile carestia nella dispensa dell’ospedale non restava quasi nulla. Molti poveri venivano a domandare aiuto. Gerardo ordinò al converso dispensiere di distribuire tutto il rimanente, tra le proteste del confratello.

Gerardo gli disse di non essere di poca fede, perché il Vangelo dice che chi per amore dà riceverà il centuplo.

Quando il converso si recò in cantina per prendere il poco rimasto da distribuire trovò la dispensa tanto colma che il grano defluiva addirittura sul pavimento.

  1. LA PREGHIERA NOTTURNA NEL DUOMO

Scrive il Morigia: “ Nel detto Oratorio (l’Oraculum Teolindeo, le antiche vestigia del nostro Duomo attuale) egli andava ogni giorno per ascoltare le preghiere del mattino) e sovente vi entrava, pur essendo chiuse le porte, per grazia divina, la qual cosa era ben conosciuta dai sacrestani”.

  1. ATTRAVERSAMENTO DEL LAMBRO

Dal Morigia: “Un giorno dunque il Lambro, a causa della pioggia, s’ingrossò d’improvviso, come succede tuttora e fece crollare il ponte. Poiché l’ospedale, diviso dall’acqua soltanto da una stretta strada, è posto sulla riva del fiume, egli temeva che quell’acqua, entrando, recasse danno all’edificio e soprattutto ai degenti. Senza por tempo in mezzo, per divina ispirazione, non sostenuto da nessun altro pensiero se non dal grande desiderio di liberare i malati dal pericolo, stese il suo mantello sul fiume grande ed impetuoso e vi camminò sopra, continuamente raccomandando i suoi malati a Dio ed a san Giovanni, perché non subissero danno dall’acqua”.

  1. BLOCCA LE ACQUE SULLA SOGLIA DELLE CAMERE DEI MALATI

Ancora il Morigia:” In tal modo valicò il Lambro il quale non bagnò né Lui né il mantello. E nel nome di Cristo e di san Giovanni, ordinò allo stesso fiume di non entrare nelle camere dei malati e quello per parecchie ore si fermò presso le stesse camere a mezzo cubito (mezzo gomito, circa 25 cm) più in alto di quanto fossero alte le soglie delle porte delle stesse camere e in quelle camere non entrò.” E Bonincontro commenta al riguardo dei due ultimi miracoli menzionati: “O quanto fervido amore e sollecita cura aveva quest’uomo santo per i poveri di Cristo! Come il Beato Pietro Apostolo camminò sul mare solo per il desiderio di essere accanto a Cristo (così quest’uomo venerabile, senz’altro pensiero se non il grande amore per i poveri malati che rappresentano la persona di Cristo, affinché fossero liberati dal pericolo dell’acqua, entrò nel fiume sul proprio mantello e meritò di attraversare miracolosamente le acque”.

  1. GUARISCE I MALATI MEDIANTE LE PREGHIERE

Sempre il Morigia: “Il venerabile Gerardo con le sue preghiere guariva molte malattie dei poveri infermi di fervida fede che rappresentano la persona di Cristo”.

  1. PREDICE LA DATA DELLA PROPRIA MORTE ED ALTRE COSE

Il biografo Morigia: “ Nell’anno in cui sarebbe uscito da questa vita predisse molte cose ad alcuni buoni conversi che parlavano con Lui e precisò il giorno del suo santissimo trapasso”.

MIRACOLI DOPO LA SUA MORTE:

  1. GUARISCE GLI OLGIATESI DALLA SINCOPOSI

Quaranta giorni dopo la morte di Gerardo gli abitanti del borgo di Olgiate, sotto la giurisdizione del vescovo di Como, furono colpiti da una strana epidemia. Gli olgiatesi in preda allo sconforto si rivolsero ad un santo eremita che aveva appreso per rivelazione divina  della morte del santo uomo a Monza. L’eremita li esortò a recarsi sulla sua tomba dove essi fecero voto di tornare in pellegrinaggio ogni anno se fossero stati guariti per intercessione di Gerardo.

Furono istantaneamente guariti e tuttora gli abitanti di Olgiate tengono fede al voto.

  1.  EMANA PROFUMI DURANTE LA TRASLAZIONE DALLA TOMBA AL SEPOLCRO

Gli Olgiatesi avrebbero voluto portare il corpo di Gerardo al loro paese, ma i monzesi si opposero fermamente. Concessero loro di predisporre un sarcofago di legno degno del santo.

Alcuni lustri dopo, in occasione della tralazione del santo in un sarcofago di pietra (attualmente conservato nel cortile adiacente alla chiesa) venne apoerta la cassa lignea e la preziosa salma venne trovata intatta mentre emanava profumi celestiali.

  1.  GUARISCE UNA DONNA FRENETICA.

Ecco il racconto di Bonincontro: “Un uomo nobile, ricco e degno di fede, di nome Goffredo da Nesso, nostro concittadino, raccontò di sé una grazia che, in seguito ad un voto da lui fatto al Beato Gerardo, meritò di ottenere da Cristo a beneficio di sua moglie, la quale inaspettatamente fu liberata da una malattia mortale. Essa, malata di frenesia, aveva sopportato una crisi una o due volte all’anno per tre anni consecutivi, restando a letto per la durata di 15 giorni con febbre continua, per cui il suo corpo era del tutto debilitato e poiché soffriva di tale crisi proprio nel giorno di san Gerardo, il marito fece un voto fra sé dicendo: «O Beato Gerardo, se per le tue preghiere ed i tuoi meriti, mia moglie sarà liberata da questa malattia che patisce quasi ogni anno, per tutto il tempo che vivrò ogni anno offrirò alla tua chiesa due ceri da una libbra (circa ½ Kg.) ciascuno ed altre cose donerò ai poveri del tuo ospedale ». Ma non appena ebbe detto ciò si pentì del voto ed immediatamente soggiunse: «che sciocco (stultus) che sono!! Mia moglie potrebbe essere liberata in qualche modo, come ho visto in altri casi, e perciò se elargissi da parte mia l’offerta che ho promesso, l’avrei fatta per niente ».

Mentre dimorava in questo dubbio, la moglie, contro il suo solito, cominciò a chiamare ripetutamente a gran voce: «Gerardo, Gerardo» e continuò a chiamare fino a quando Goffredo non ebbe allontanata da sé l’esitazione nella quale aveva indugiato e non ebbe confermato con fermezza, con fede intera e con la speranza di mantenerlo, ciò che aveva promesso. E nel medesimo istante la moglie smise di gridare e con mente lucida e voce pacata disse alle donne che la servivano: «Datemi il mio abito bello che tenete chiuso nella cassapanca. Voglio andare con queste dame a visitare la chiesa ed il sepolcro del Beato Gerardo, perché oggi è stato tanto invocato da me che mi ha liberato dalla malattia e non sento più alcun male». Credendo che vaneggiasse e che non fosse in grado di recarsi tanto lontano, dato che la chiesa distava mezzo miglio dalla sua abitazione, la pregavano di non andare. Ma essa disse: «Riconoscete i meriti di questo Santo e lasciatemi andare». Al che il marito, che sapeva ciò che aveva promesso, acconsentì. Vestitasi ed accompagnata dalle predette donne, si recò immediatamente alla chiesa senza alcuna difficoltà e, subito dopo essere ritornata a casa, fu liberata dal male e, pur essendo vissuta in seguito più di quindici anni, non soffrì mai più di quella infermità. Lo stesso Goffredo fece conoscere in mia presenza (con giuramento) questo miracolo al Superiore dell’ospedale di San Gerardo, al Priore dei Frati Predicatori di Monza ed a diversi frati e conversi di questo Ordine“.

  1.  RIDONA LA VISTA AD ONORIA DELLE CASCINE BOVATI.

E’ sempre il Morigia che documenta: “ Una donna sposata delle Cascine Bovati del circondario di Monza, invecchiando aveva perduto la vista sia per l’età avanzata che per la malattia. Essa aveva una grande devozione per il Beato Gerardo e ogni giorno diceva supplicando ai figli, alle figlie, ai nipoti e alle nuore: «Conducetemi sul nostro carro alla chiesa del Beato Gerardo perché possa visitare il corpo di quel Santo e appoggiare i miei occhi sul suo mantello poiché non dubito che, per le preghiere ed i meriti del Santo di cui sono devota, il Signore mi restituirà, come desidero, la grazia di vedere con gli occhi». I parenti, beffandosi di lei e illudendola per più mesi differivano il tempo ma finalmente un giorno, poiché essa non cessava di pregare di essere portata, vollero compiacerla e la condussero alla chiesa. Entrata in chiesa, baciato con grande devozione il sepolcro ed il mantello ed essendosene segnata gli occhi, tornò a casa, ringraziò Dio ed il Beato Gerardo e dimostrò a tutti i famigliari che le era stata restituita la vista. Un pio sacerdote, degno di fede, di nome prete Fineto, Cappellano della Chiesa di san Giovanni della nostra città di Monza, riferì, dandone garanzia a me che scrivo ed a diversi uomini di retto giudizio, che fu confessore per due anni di quella donna quand’era cieca e che la vide prima cieca e poi guarita”.

  1.  GUARISCE IL PADRE DI BONINCONTRO MORIGIA DA UN ASCESSO.

Si tratta di un episodio miracoloso contenuto nel processo informativo del 1582 desunto dal manoscritto codice A di Bonincontro, oggi perduto.

“ …. ritengo non si debba passare sotto silenzio ciò che fu compiuto in modo miracoloso a beneficio di un uomo cristianissimo e devoto, cioè di mio padre, da san Gerardo, come mio padre stesso mi raccontò più volte con grande devozione. Nel primo anno di matrimonio con mia madre gli si sviluppò sotto l’ascella sinistra un ascesso della dimensione di un grosso uovo. E giacché i medici di Milano e di Monza avevano timore di tagliare l’ascesso in una parte del corpo tanto pericolosa e riconoscendo allora mio padre di essere in pericolo di morte sia per la febbre alta che per il dolore dell’enfiatura, egli fece voto al Beato Gerardo di offrire un’immagine di cera del proprio braccio alla sua chiesa e di far visita con un’elemosina ai malati del suo ospedale, supplicando e pregando umilmente e con grande devozione il Beato per ottenere la grazia e per essere liberato da quella infermità. Addormentatosi proprio in quel momento, gli apparve in sogno il Beato Gerardo che gli segnò il braccio col segno della croce e gli disse: «Il cristiano talvolta può salvarsi per la fede e per la devozione da ogni infermità del corpo e dell’anima» e poi disparve. Svegliatosi senza più sentire il dolore dell’ascesso (infatti la malattia era scomparsa quasi completamente), rimase senza febbre e così nel terzo giorno fu liberato dall’infermità. Il fatto fu considerato un grandissimo miracolo dai medici e da altre persone “.

  1.  DIFENDE LA SUA CHIESA DAI SOLDATI RIBALDI.

Si tratta di un secondo miracolo anch’esso riportato nel processo informativo e desunto dal perduto codice A di Bonincontro.

“Anche poco tempo fa (cioè nell’anno 1324) il Beato Gerardo compì un miracolo degno di memoria a difesa della sua chiesa, come hanno testimoniato persone degne di fede che abitavano vicino a detta chiesa. Alcuni soldati ribaldi salirono sopra il tetto della chiesa e volevano demolirlo per trarne legna da ardere, ed era il solo tetto che rimanesse in quei sobborghi: infatti i soldati avevano demolito le cascine di centosessanta famiglie che abitavano in quel luogo. Ma uno di loro, rimproverato perché voleva abbattere il tetto della chiesa di così grande santo, si mise a bestemmiare dicendo cose turpi a colui che lo rimproverava e disse: «Non credo che un santo di questo nome si trovi in Paradiso». All’istante tutti caddero dal tetto e colui che aveva bestemmiato morì sul colpo, gli altri si ruppero le ossa ma non morirono. Così nessuno osò demolire quella chiesa, mentre tutte le altre chiese e tutti gli altri casolari e abitazioni situati fuori della città furono distrutti e bruciati da quei soldati malvagi “.

  1.  RESTITUISCE LA VISTA AL RENITENTE DI OLGIATE COMASCO.

Ecco la descrizione di un terzo miracolo anch’esso riprodotto nel processo informativo e desunto dal perduto codice A di Bonincontro.

“Ma giacché in questo tempo apparve un segno assai comprovante la santità del Beato Gerardo, ci piace inserirlo brevemente in questa nostra storia. Nell’anno suddetto furono convocati nel giorno stabilito davanti al comune di Olgiate quelli che avevano l’obbligo di seguire la croce dietro al loro pievano per visitare il corpo del Santo e uno di loro che stava arando il campo fu chiamato dalla sorella: «Vieni, vieni, fratello perché sei stato chiamato e tocca a te: si sta portando la croce, il prete e tutti i compaesani vanno per esaudire il voto, a visitare il corpo e la chiesa del nostro Santo Gerardo». Egli rispose adirato: «Non voglio andare». E dopo aver bestemmiato il nome del Beato ed imprecato contro la sorella, subito divenne cieco e cominciò allora a chiamare la sorella dicendole: «Conducimi con te, corriamo dietro alla croce, poiché sono diventato cieco non solo per la cattiva risposta, ma anche per la cattiva intenzione. Ti prego di supplicare insieme con me Gerardo con devozione perché possa ottenere per me da Cristo la grazia della restituzione della vista». Dopo aver pianto da penitente per quasi dodici miglia i propri peccati con la sorella, raggiunse i compaesani e la sorella gli disse: «Guarda la croce». Egli inginocchiatosi umilmente con grandi preghiere guardò la croce, dimostrò a tutti di aver riacquistato la vista e ringraziò Dio e San Gerardo promettendo molte offerte”.

  1. CONCEDE LA MATERNITA’ ALLA SIGNORA LAMPUGNANI SPOSA STERILE DA MOLTI ANNI.

Ecco il quarto ed ultimo miracolo riportato nel processo informativo e desunto dal perduto codice A di Bonincontro.

“In quel tempo una nobildonna sposata, onesta e degna di fede della famiglia de’ Lampugnani, abitante a Monza, vedendo un giorno un uomo e una donna venire a Monza da Olgiate con grande devozione per visitare il corpo del Beato Gerardo, in adempimento del loro voto, ed avendo saputo dei miracoli del Santo, subito in segreto entrò nella propria stanza ed umilmente supplicò pregando con grande devozione: «O Beato Gerardo, esaudisci le preghiere di me che ti sono devota; da nove anni sto con mio marito, non ho prole e mi chiamano sterile; umilmente supplico la tua misericordia affinché tu abbia ad ottenere per me da Cristo la grazia di concepire almeno un figlio, al quale per amor tuo porrò il nome di Gerardo, e tutti i vestiti che mio figlio indosserà finchè sarà divenuto adulto li donerò ai poveri infermi del tuo ospedale e perpetuamente una volta all’anno, per tutto il tempo che vivrò, visiterò la tua chiesa ed il tuo corpo recando preziose offerte». Dopo aver formulato con fede intera tale voto, si accorse a tempo debito di essere incinta e nove mesi dopo il giorno della promessa partorì un figlio maschio che divenne adulto, secondo il voto, e mai non ebbe altro figlio ed essa adempì quello che aveva promesso. Dico la verità nel nome di Cristo”.

  1. . FAVORISCE IL PARTO DIFFICILE DELLA SIGNORA LEGNANI.

Durante il processo del 1582, di fronte al Giudice delegato Carlo Bascapè ed al notaio, l’ottuagenario Davide Soroldoni raccontò di aver sempre udito parlare fin da quando era bambino dei molti miracoli operati da san Gerardo. Riferì inoltre della solennità con cui si celebrava la festa del Santo il 6 Giugno e dell’usanza di portare il mantello del Santo alle partorienti che si trovavano in gravi difficoltà. A questo proposito il Soroldoni testimoniò di aver accompagnato don Battista Brianza, canonico del Duomo, circa 40 anni prima in casa di un certo Gian Giacomo Legnani, abitante a san Donato di Monza, la cui moglie era da tre giorni nelle doglie del parto. Non appena le fu portato il mantello di san Gerardo dal suddetto canonico, la donna partorì.

  1.  A ROMA DIFENDE I MERCANTI MONZESI DALLA PESTE.

Sempre Davide Soroldoni testimoniò un episodio avvenuto a Roma nel 1521 durante una pestilenza. Egli si trovava in quella città (Roma) con altri monzesi dediti alla lavorazione della lana e per scampare alla peste non trovarono di meglio che farsi ognuno un’immagine di san Gerardo da tenere nella propria bottega. Tutti si salvarono ed il fatto incontrò l’approvazione del Cardinale Alessandro Farnese, il futuro papa Paolo III.

  1. AIUTA A PARTORIRE ELENA DI GERARDO DA PEREGO.

Dopo la deposizione del Soroldoni vi fu quella di un certo maestro Gerardo Perego di circa 64 anni. Egli confermò tutte le affermazioni fatte dal Soroldoni, aggiungendo di aver visto diverse raffigurazioni di san Gerardo con l’aureola dei Santi. Anche il Perego parlò del mantello solito a portarsi alle donne in difficoltà di partorire ed attestò che 28 anni prima anche sua moglie ne aveva beneficiato. Attestò infine di aver visto anche quell’anno numerosi pellegrinaggi provenienti da diversi paesi del circondario fra cui Seveso e Varedo.

  1.  DIFENDE FIGINO SERENZA DALLA PESTE

Il vice parroco, don Demetrio Chiapano di fronte al Bascapè ed al notaio assicurava in data 28 agosto 1582 che la sua parrocchia, memore di un voto fatto a san Gerardo in tempo di peste (probabilmente quella del 1524) non trascurava, ormai da molti anni, di andarne a venerare il sepolcro ogni anno il 28 luglio, tradizione che continua a tutt’oggi.

  1. DIFENDE SEVESO DALLA PESTE

Allo stesso modo, il prevosto di Seveso, don Francesco Perlasca, aveva attestato, il 15 agosto di fronte al Bescapè ed al notaio, il pellegrinaggio annuale alla tomba del Santo per aver difeso Seveso dalla peste sulla base di un voto fatto dai suoi abitanti durante la pestilenza del 1524. Inoltre il prevosto ricordò, come già abbiamo detto, che proprio a Seveso san Carlo aveva autorizzato il culto di San Gerardo prima ancora di concedere a Monza tale autorizzazione. Ancora oggi il Paese viene in pellegrinaggio annuale a san Gerardo ..

  1. DIFENDE LENTATE DALLA PESTE

Sempre durante il processo, anche il curato di Lentate don Claudio Mandelli attestava per iscritto che la sua popolazione aveva la consuetudine di andare in pellegrinaggio ogni anno il 1° di agosto e di portare in offerta un cero di 15 libbre. Il voto era stato fatto nel 1522 e successivamente rinnovato nel 1576, durante l’infuriare di una nuova pestilenza che era apparsa ai Lentatesi come il giusto castigo per non essere stati sempre solleciti nell’eseguire puntualmente il voto originario. Oggi però questa pia consuetudine è tramontata.

Per dovere di cronaca va aggiunto il miracolo del salvataggio di Nazaro da Sesto che, sebbene contenuto nel codice A di Bonincontro, era sfuggito al processo di beatificazione e venne ripreso dai Bollandisti circa un secolo dopo, insieme con il miracolo delle ciliegie.

 Nazaro, nel tentativo di schivare un carro carico di calce, trainato da due buoi infuriati, cadde indietro fra le zampe di uno dei due animali e la ruota anteriore gli passò sopra la gola, schiacciandolo e ferendolo. Essendo vicino all’ospedale, gli astanti cominciarono a gridare: «san Gerardo ti aiuti!! ». “Trasportato morente all’ospedale del Santo, poco distante, si assopì in un dolce sonno e, svegliatosi dopo un’ora, si alzò dal letto sano e lieto, senza traccia di lividure e disse che cadendo aveva invocato san Gerardo ed era stato salvato per sua intercessione “.

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