Chiediamoci: “Cosa ho da dare?” In questo tempo di riposo forzato, bisognerebbe interpellare i medici – ma quelli bravi bravi e laureati in psichiatria – e sottoporli ad una domanda fondamentale. Perché noi esseri umani tendiamo ad appiattirci sulle cose, a far dipendere la nostra persona da ció che facciamo, otteniamo, realizziamo e raggiungiamo? Noi preti siamo i primi. Casi da manuale proprio. Alla sera – ne sono abbastanza sicuro – il nostro esame di coscienza, risulta essere di questo tipo: “Vedi, Signore, ho peccato… però (c’è sempre un peró…) dopotutto in tuo nome anche oggi ho fatto questo e questo, quello e quell’altro…”.
Ebbene la pandemia fa saltare uno schema del genere. Oddio, a volte lo zelo di alcuni pastori si autoannulla perché rasenta il ridicolo e il grottesco, ma io non intendo giudicare nessuno se non me stesso… Ritengo tuttavia che ci sia più maturità spirituale nel sostare e rendersi conto di quanto accadde; e semmai, vorrei reagire come Pietro e Giovanni, fotografati nella prima lettura della liturgia odierna. Tratta dagli Atti, sullo sfondo del tempio, proprio verso l’ora in cui Cristo è morto, uno storpio li chiama per avere qualche cosa. Eccolo lì, il tema. Avere sempre qualcosa da dare.
Mi commuove il senso di impotenza umana. I due testimoni si saranno chiesti: “E adesso? Non siamo mica Gesù risorto, noi?” Sapevano bene infatti che costui chiedeva altro, rispetto ad una qualunque elemosina. L’umanità cerca altro. Pronta la risposta di Pietro: “Non possiedo nè argento nè oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, alzati e cammina”. Mi immagino lo stupore. Non degli altri… ma il loro stesso!!!Qûm: l’imperativo della risurrezione. Quand’anche non avessi più nulla da dire, più nulla da dare, più nulla da fare… io sarò sempre e comunque canale attraverso cui passa la grazia del Risorto! Alla faccia dei progetti e dei risultati.
Immagine: La Guarigione dello storpio e resurrezione di Tabita (1424-25) di Masolino parte della decorazione della Cappella Brancacci nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze.