Cominciavo ad essere preoccupato. Nella affascinante avventura dello Spirito che ci porterà fino a Pentecoste finora ho incontrato figure maschili. Maddalena era comparsa il mattino di Pasqua, certo. Prestigiosa missione di annuncio. Ma oggi noi capiamo quanta parte avessero avuto le donne nelle vicende narrate da Atti. Ricordiamoci degli antichi detti: “Dietro grandi uomini, ci sono sempre grandi figure di donne!” Lo dichiaro subito: non c’è maschilismo nel Nuovo Testamento.
Rimane però la cultura dell’epoca e probabilmente le categorie mentali che muovono il pensiero condizionavano. Perciò è così bello constatare nella Scrittura proposta oggi dalla liturgia la serena, fattiva, amata e stimata presenza delle donne nella primitiva comunità apostolica. Cosa era successo? A Lidda, un’antichissimo insediamento che – oggi è la cittadina Lod con 66.000 abitanti – Pietro guarisce Enea, un paralitico. Approfittando della sua presenza (le voci corrono), i cristiani della vicina e bellissima Giaffa (esistente anche oggi, sul mare nei pressi di Tel Aviv) corrono per farlo accorrere. Un po’ come era successo per Lazzaro. Infatti, era da poco venuta a mancare “Gazzella”, una cristiana amatissima. Io me la immagino leggerissima e veloce, proprio come una gazzella.
Anche se nel dipinto scelto, di Masolino, viene raffigurata abbastanza anziana. Il suo vero nome era Tabità. Ebbene questa donna aveva le “mani di fata”, come si direbbe oggi. Sapeva confezionare abiti, mantelli, vestiti e indumenti con notevole abilità. È commovente la scena dell’incontro: a Pietro vengono mostrati con orgoglio i suoi manufatti. Suppongo che Pietro si sia commosso, proprio come Gesù davanti a Marta e a Maria. Si inginocchia, prega, proclama l’espressione tipica della risurrezione.
Ad azione, reazione. Gazzella apre gli occhi, vede Pietro, da sdraiata si mette a sedere. E sollevandole delicatamente quelle mani preziose che non potevano più usare ago e filo, la fa alzare e la riconsegna: “La presentò loro viva”. É un brano poco noto. A me piace molto. Ma vorrei che fosse nobilitato maggiormente. Come parroco per esempio rimango edificato da un passaggio: “…abbondava in opere buone e faceva molte elemosine”.
Come potete vedere qui ci sarebbero molte cose in più da dire. Non solo vengono apprezzate le capacità manuali (Marta sarebbe contenta questa volta), ma si dà un senso al lavoro. Mai fine a sé stesso, volto all’accumulo. Ma per la miglior qualità della vita personale e comunitaria. Tabità era agiata, diciamolo. Le sue creazioni se le faceva pagare. Eppure, acquista un ruolo importante nella comunità. Voi sapete che l’attuale pontefice ci tiene molto al ruolo della donna nella chiesa.
Ciononostante certe derive pseudo-femministe assai anacronistiche portano taluni a rivendicare subito ruoli istituzionali e sacramentali per le donne in seno alla Chiesa. Ebbene Gazzella con la sua leggiadria non rivendica posizioni da apostolo o da diacono. Non si dice niente di questo. Si narra piuttosto della simpatia, l’affetto, la stima, la capacità, la competenza, il ruolo altamente morale…. rivestito da lei nella comunità. Più bello di così! Impariamo a non cercare sempre di mettere le mani sul “Potere” ma riconoscere quale grande potere lo Spirito conferisce alle “Mani” di questa donna. Mani che si sanno mettere al servizio. E il servizio risuscita una comunità. Tabità evidentemente meritava di essere risuscitata.
Immagine: Masolino da Panicale – La risurrezione di Tabita – Cappella Brancacci, Chiesa del Carmine – Firenze