Nell’anno della misericordia voluto da papa Francesco tutti siamo passati attraverso una porta! Ne sono sicuro, dal momento che il Santo Padre fece la scelta di non pretendere che tutti i cristiani del mondo giungessero in San Pietro per attraversare quella santa, famosa. Egli dichiarò “sante” tutte quelle porte – di mille chiese penitenziali -, che fossero state attraversate con la fede in Gesù morto e risorto per noi, perfino all’interno delle carceri… Gesto formidabile per far capire che la salvezza è per tutti, non per una élite. Far giungere a chiunque la possibilità della salvezza, del perdono non è facoltativo. E non è una mania quella del Papa che si sa – ama le periferie –… ma ormai è punto di non ritorno della chiesa del terzo millennio.
Mi è venuto in mente questo ricordo, proprio perché la key-word per penetrare all’interno della liturgia della Parola di questa IV domenica di Pasqua è proprio il termine: “porta”. Gesù si definisce “Porta”. Non è un paragone, una parabola, un’allegoria: “Io sono come… il regno dei cieli è come…”. No! Cristo solennemente proclama: “Io sono porta”. È una rivelazione divina, come nel libro dell’Esodo al capitolo terzo, al roveto ardente.
Noi sappiamo che attraverso la porta entrano i proprietari legittimi delle case. Solitamente i ladri scelgono i tetti, le finestre, i giardini… E la porta nella cultura orientale e mediorientale rappresentava uno snodo importantissimo per la vita pubblica, sociale e giudiziaria. Davanti alle porte della città avvenivano i fatti salienti, determinanti del convivere civile…
Ancor oggi Gerusalemme conserva parecchie porte: di Damasco, di Giaffa, di Erode, la Porta Bella, la Dorata… Ebbene una era detta “la porta delle pecore” attraverso la quale il gregge di Dio – Israele – poteva accedere al tempio per incontrare il suo Signore. La possiamo individuare nella Porta dei Leoni, tuttora esistente. Anzi mi sa che Gesù alludesse proprio a questa, fra le tante, quando si definisce come perfetto mediatore della salvezza. Ed è una verità presente nel vangelo di Giovanni fin dall’inizio, quando nel prologo si dichiara: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Oltrepassando la porta di questa tenda noi possiamo entrare direttamente nel mistero di Dio. Non abbiamo bisogno più di altro. A ben pensarci, è sconvolgente!