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Consultazione

concilio

Sono già passati alcuni lustri dalla risurrezione di Gesù. Il dono dello Spirito è stato elargito. Ma la Chiesa non è ancora “maggiorenne” che già rischia di invecchiare, di tradire la freschezza del vangelo, di cedere alle discussioni, di dividersi.

I protagonisti sono tutti santi, a buon conto. Va detto. Ma quanti modi di vedere la realtà! Sono tutti sacrosanti? Direi di no. Cefa (ormai clamorosamente diventato e accettato come Pietro), Giacomo, Paolo e Barnaba fanno esercizio  – oggi diremmo -di “collegialità”.

Pietro era stato scelto come il capo, il primo e va bene. Ma “inter pares”, non dimentichiamolo. E nel brano di oggi non si può non verificare la bontà per la comunità cristiana di questo stile, oggi tornato – vivaddio – di urgente necessità: ascolto, consultazione, orientamenti, decisioni.

Nel cosiddetto “concilio” di Gerusalemme (circa 49 d.C.) viene dibattuta la questione fondamentale se ai cristiani provenienti dal paganesimo (e che cominciavano ad essere numerosi), si debba imporre la legge mosaica. Gli apostoli parlano in ordine di “autorità”, potremmo dire. Pietro subito pone l’attenzione sulla volontà di Dio: la parola del Vangelo deve poter arrivare facilmente a tutti i popoli. Non era certo una novità per i giudei. Ad Abramo era stata proprio rivolta una parola simile: “In te saranno benedetti tutti i popoli”. Il tema della elezione di Israele a popolo amato che tanto ha contribuito nella storia alla diffusione dell’antisemitismo è connaturale alla apertura, alla universalità. Io me lo spiego così: che senso ha ricevere un dono se non per condividerlo? Io stesso alla fine me ne stancherei. Eppure, non muore mai la tentazione. Il divisore – satana – è sempre accovacciato alla porta come un felino pronto allo scatto. Anche qui. Pietro lo dice a chiare lettere: “Perché tentate Dio?”

Il silenzio certe volte è molto eloquente. L’assemblea rimase zitta. Era talmente palese lo splendore della verità da non poterlo offuscare. Sono dunque molto grato a Giacomo, il fratello del Signore, per quello che dice. Forse è proprio lui il più convinto assertore delle radici ebraiche che non si potevano buttare via del tutto. Però fa un discorso maturo, sereno e fermo. Ci sono persone così. A volte le noto anche nelle riunioni del Consiglio Pastorale: si comportano molto saggiamente. Non cercano di imporre la loro visione. Tanto solo il parroco può decidere. Però saper consigliare, è un dono che non tutti hanno. Giacomo ha ascoltato, ha valutato, ha soppesato. Essere fedeli a Dio. Essere fedeli all’uomo. Non tradire il volere di Gesù deve essere per sempre lo stile della Chiesa. E pronuncia il suo parere illuminato: “Io ritengo che non si debbano importunare quelli che dalle nazione si convertono a Dio”

Sarebbe interessante conoscere perché il compromesso per addivenire a questa saggia scelta ha portato a queste sole richieste: astenersi dalle contaminazioni degli idoli, dalle unioni illegittime, dagli animali soffocati e dal sangue. Ritengo che comunque sia stato già un bel passo in avanti dal momento che la Torah, la Legge per il pio israelita, era composta da ben 613 precetti…per non parlare poi della Cabala che arriva a sostenere questo… Sono così tanti i precetti della Torah perché è il lungo nome di Dio che si è spezzato in più parole per permettere alle menti umane di comprenderlo, ma non è l’unico modo in cui può essere spezzato: secondo gli ebrei ortodossi le lettere e i suoni della Torah possono dare origine a significati differenti se spostati…Aiuto!!!

Liberami, o Signore dall’essere importuno con gli altri e molto facilone con me stesso…

Immagine: Icona raffigurante il Concilio di Gerusalemme

Don Massimo

Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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