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Decisioni

bergoglio

Durante l’omelia di apertura della famosa Conferenza ad Aparecida nel 2007 papa Benedetto XVI si espresse in questo modo:

“La prima Lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, fa riferimento al cosiddetto “concilio di Gerusalemme”, che affrontò la questione se ai pagani diventati cristiani si dovesse imporre l’osservanza della legge mosaica. Il testo, saltando la discussione tra “gli apostoli e gli anziani”, riporta la decisione finale, che viene messa per iscritto in una lettera e affidata a due delegati, perché la rechino alla comunità di Antiochia. Questa pagina degli Atti è molto appropriata per noi, che pure siamo qui convenuti per una riunione ecclesiale. Ci richiama il senso del discernimento comunitario intorno alle grandi problematiche che la Chiesa incontra lungo il suo cammino e che vengono chiarite dagli “apostoli” e dagli “anziani” con la luce dello Spirito Santo, il quale, come dice il Vangelo odierno, ricorda l’insegnamento di Gesù Cristo e così aiuta la comunità cristiana a camminare nella carità verso la piena verità. I capi della Chiesa discutono e si confrontano, ma sempre in atteggiamento di religioso ascolto della Parola di Cristo nello Spirito Santo. Perciò alla fine possono affermare: “Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi…”

Queste parole ci aiutano a capire l’espressione presa dalla liturgia odierna. Mi ha sempre impressionato la sicurezza con cui si pronuncia questa frase. Non è sicumera, alla fine? Non è troppo? Ci si riferisce allo Spirito come se fosse una persona in carne ed ossa che ha parlato e quindi insieme si è presa la decisione. Giuda detto Barsabba e Sila non devono far altro che trasmettere le lettere per comunicare delle decisioni.

Impegnativo. Responsabilizzante. Io rimango molto male quando sento i cristiani contemporanei contraddire il Vaticano II per esempio. Per non parlare poi di quei preti che lo dileggiano. Lo so che un Concilio non è Parola di Dio. Ma qui siamo di fronte alla franchezza non di opinioni, ma alla sicurezza di decisioni prese.

Ancora papa Benedetto, qualche giorno prima dell’apertura di un Sinodo disse:

“Ogni Concilio è “evento dello Spirito” e reca nel suo compiersi le istanze di tutto il popolo di Dio: lo hanno sperimentato in prima persona quanti hanno avuto il dono di partecipare al Concilio Vaticano II. Per questo san Luca, informandoci sul primo Concilio della Chiesa, svoltosi a Gerusalemme, così introduce la lettera che gli Apostoli inviarono in quella circostanza alle comunità cristiane della diaspora: “Abbiamo deciso lo Spirito Santo e noi…” (At 15,28). Lo Spirito, che opera in tutta la Chiesa, conduce per mano gli Apostoli nell’intraprendere strade nuove per realizzare i suoi progetti: è Lui l’artefice principale dell’edificazione della Chiesa” [Benedetto XVI, Udienza Generale, 1° ottobre 2008].

Ecco anche io penso questo: è una lezione che dobbiamo imparare anche noi di san Gerardo con i carismi diversi affidati a ciascuno, lasciamoci tutti guidare dallo Spirito, cercando di vivere nella libertà che trova il suo orientamento nella fede in Cristo e si concretizza nel servizio ai fratelli. Essenziale è essere sempre più conformi a Cristo. È così che si diventa realmente liberi, così si esprime in noi il nucleo più profondo della Legge: l’amore per Dio e per il prossimo.

Ancora papa Ratzinger concludeva ad Aparecida nel 2007.

“Come Gesù trasmette le parole del Padre, così lo Spirito ricorda alla Chiesa le parole di Cristo. E come l’amore per il Padre portava Gesù a cibarsi della sua volontà, così il nostro amore per Gesù si dimostra nell’obbedienza alle sue parole. La fedeltà di Gesù alla volontà del Padre può comunicarsi ai discepoli grazie allo Spirito Santo, che riversa l’amore di Dio nei loro cuori”

“Abbiamo deciso” non significa dunque orgoglio e superbia ma umile docilità all’azione dello Spirito.

Immagine: Il primo abbraccio fra papa Benedetto XVI e l’allora card. Bergoglio ad Aparecida nel 2007

Don Massimo

Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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