C’è una domanda forte che risuona nel Vangelo di oggi: “Chi è mai costui?”
Matteo registra questa provocazione che è anche la nostra. I discepoli erano sulla barca con Gesù. Si scatena il nubifragio. Ma Gesù dimostra un virile atteggiamento di autodominio. Non prova nessuno sgomento. I suoi amici al contrario temettero per la vita tutti.
Ci sono dei momenti nella vita in cui abbiamo l’impressione di affondare. A volte a causa dei nostri sbagli, delle nostre scelte, dei nostri peccati. A volte, invece, perché travolti da eventi non previsti che ci mettono a durissima prova. Magari non dipendenti da noi.
La barca non è che immagine della Chiesa. Anche per essa arrivano le tempeste. In questi anni a bizzeffe. Anche troppe le difficoltà, gli scandali, le contraddizioni. Non possiamo pretendere che la Chiesa non attraversi la storia. Dobbiamo piuttosto sperare che non ne sia travolta troppo drammaticamente.
In certi casi sembra davvero che il male e la tenebra prevalgano. E sappiamo che nella Bibbia il mare non evoca immagini di vacanze e relax come nella nostra cultura. Il mare non è blu. Per la Bibbia il mare è nero, nero come la pece. Il mare è un luogo misterioso, abitato da mostri terribili.
E qui sta il colpo di scena. Laddove ci si aspetta umanamente la morte, ecco che per intervento salvifico di Cristo giunge la vita. Anche nelle situazioni più disperate il Signore ci viene incontro. Anche se sembra non intervenire – in un’altra versione addirittura Gesù dorme mentre tutto intorno c’è pania, Egli in realtà è ben presente. E sulla barca della nostra vita, sulla barca della Chiesa regge fortemente il timone. La liturgia ce lo ha ricordato anche ieri: “Chiesa, sei fondata sulla roccia… non hai nulla da temere”. Ecco la qualità della nostra bonaccia. Non magia, ma fede: “Chi è mai costui che comanda perfino ai venti?”
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