I pani dell’offerta

Il libro della purità di Israele aveva dato delle istruzioni precise. I sacerdoti, i figli di Levi, incaricati dei luoghi sacri (pe questo non ebbero porzione di terra) dovevano settimanalmente cambiare i pani della faccia.

Anche in Wikipedia si legge: pane di proposizione (in ebraico: לחם הפנים, lechem haPānīm‎, letteralmente: “Pane della presenza”), in certe versioni (cfr. CEI) anche “Pane dell’offerta” – in un contesto biblico ed ebraico, si riferisce ai pani o pagnotte che erano sempre presenti su un tavolo appositamente dedicato, nel Tempio di Gerusalemme, come offerta a Dio. Dunque quei pani li potevano toccare solo i sacerdoti.

Gesù non esita a citare un episodio per smentire la falsa e ipocrita religiosità di molti del suo tempo. Perfino Davide non esitò ad incoraggiare i suoi uomini che rischiavano di morire di fame ad entrare nel tempio e nutrirsi. E sapeva di non andare contro Dio. Infatti l’unica richiesta era quella di essersi astenuti dai rapporti sessuali e lui stesso era testimone che i suoi uomini erano stati solo con lui per molti giorni senza sfiorare una donna!!!

Misericordia io voglio e non sacrificio! Come a dire: dei vostri falsi sacrifici, non me ne faccio niente perché è falso il vostro cuore. I sacrifici? Certo che li accetto e li apprezzo, solo però se sono frutto di misericordia. Per amore, solo per amore. Tutto il resto è esteriorità.

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Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo