Faccio fatica ad immaginare l’espressione del volto usata da Gesù per questo rimprovero che sta al cuore del vangelo di oggi, giorno che la Chiesa dedica a san Domenico. Grande predicatore. Forte come un doberman. Fedele come un bastardino. Non a caso è raffigurato con un cane ai piedi, nell’iconografia classica.
Se fossi san Domenico, oggi punterei su questa riflessione. Riesco a ricostruire i momenti in cui nella mia vita ho dovuto aver fiducia per forza? Il verbo “credere” usato in senso debole costella la nostra giornata tantissime volte.
Quanti atti di fiducia compiamo ogni giorno? Mangio il pane a pranzo. Ma chi mi dice che il panettiere non abbia sbagliato e al posto della farina ha messo del veleno? Salgo sull’autobus. E chi mi dice che l’autista sia sobrio o non abbia un diavolo per capello perché ha litigato con la moglie o dormito poco? Accendo un PC. E chi mi dice che siano stati usati materiali adatti e non inquinanti e cancerogeni? Mi devo fidare.
Sapore diverso allora assume la domanda sul credere in senso “forte”. Credere in qualcosa, in Qualcuno… è fondamentale; arduo e semplice allo stesso tempo.
Per cui alla domanda di Gesù, allora, mi viene da rispondere in maniera un poco irriverente? E cosa ti aspettavi Maestro? Siamo solo uomini. Facciamo fatica. Anzi tu stesso ci hai chiesto di essere servi inutili, non perché poco importanti (Signore, tu mi hai fatto come un prodigio…di poco inferiore agli angeli) ma piuttosto nel senso di consumati, ormai inservibili…come stracci che hanno dato tutto.
Non ci resta che piangere. Seriamente. Non alla Massimo Troisi…piangere di commozione. Tu ci chiedi di fare un salto. Di abbandonarci.
Vedete, per anni…decine di anni, ho accompagnato bambini, ragazzi, adolescenti, famiglie intere a Gardaland. Subivo quella scelta obbligata. Ma non mi divertivo. Pagare per divertirsi, l’ho sempre trovato di pessimo gusto. Io pago per un film, un museo, una mostra…ma per il gioco???
Il gioco deve essere gratuito, mi dicevo. Relazionale. Ma quella volta che fui trascinato dai ragazzi e dovetti decidere… è stato istruttivo! Non mi divertivo perché non mi abbandonavo. La verità era che avevo paura di salire sulle giostre.
Ma quella volta fu impossibile sottrarmi. Non restava che lasciarsi andare, perfino sulle Montagne russe, di cui avevo terrore. Ho lasciato da parte tutte le mie rigidità e mi sono semplicemente lasciato andare. Ricordo la sensazione di libertà, di spensieratezza, di fanciullezza… anche se avevo già quarant’anni! Un granello di senape… basterebbe così poco… Gèttalo nella terra buona.
Tuffarsi. Lasciarsi andare. Abbandonarsi con fiducia in Dio.
Immagine: La predica di san Domenico – Lorenzo Lotto