Ore liete ne avrà avute? Quando si pensa a Maria, viene da porsi tale domanda. Dall’Annunciazione in poi sicuramente la Madre di Dio ha trascorso ore liete. Anche se la profezia di Simeone incombe sempre: “Anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Luca 2,34). Nell’intimo la Madonna l’aveva sempre saputo. E non c’è momento della sua vita (della vita di Gesù) che non sia attraversato in filigrana dalla scia del dolore.
Eppure, i momenti gioiosi dopo la nascita, l’allattamento…lo svezzamento…i primi passi… i primi dentini… le prime parole… Non voglio perdermi in immagini tipiche dei vangeli apocrifi. Ma di fatto questi giorni ci sono stati.
Nella vita di un bimbo che cresce nella comunità ebraica ci sono momenti di gioia. Il giorno dell’emancipazione, le feste, le Pasque a Gerusalemme. Maria si è goduto suo figlio. Anche se non se ne parla mai. Lo aveva perso quella volta, ma provò anche la gioia del ritrovarsi. Gioia e dolore, sempre. Tenerezze e presentimenti, insieme.
Ci sono film costruiti su questa trama. Come se tutto nella vita del bambino fosse un anticipo, una prefigurazione del momento cruciale. Non c’è dolore più grande per una madre che ama suo figlio, doverlo perdere. Vederlo morire. Quante volte mi è capitato proprio di sentire la frase: “Don Massimo, perché il Signore non ha preso me? Perché lui? Giovane, bello, con tutta una vita davanti…”
Maria Addolorata. Dopo la festa della Esaltazione della Croce, misura dell’amore, la Chiesa ci propone di fissare lo sguardo su questa donna in apparenza fragilissima e dolcissima, che in realtà è ben piantata su quella terra bagnata dal sangue del Figlio versato sulla croce fino all’ultima goccia. È distrutta. Piangente. Sostenuta dalle braccia di Giovanni e della Maddalena. Ma sempre in piedi. Sempre in piedi. È la Madonna del Sabato Santo, diceva il card. Martini. Addolorata ma sempre piena di speranza. Sperare contro ogni speranza. Il dolore non ha la meglio. Ha creduto.
Immagine: Stabat mater dolorosa