Fra poche settimane sarà avvento e allora rifletteremo sul senso dell’attesa. Ma già in queste ultimi giorni dell’anno liturgico si fa forte l’appello a stare pronti, svegli. Forse è un invito ad un bilancio. Cosa produce in me la familiarità con la Parola di Dio che ogni giorno ascolto?
Ebbene nel vangelo odierno spicca questa esortazione del Maestro. “Non ballate come i topi quando si accorgono che non ci sono i gatti!” Molti cristiani si comportano veramente così per tutta la vita. Vivono come se Dio non ci fosse. Come se non dovessero mai rendere conto di niente a nessuno. E non sto parlando di atei, agnostici, indifferenti… No, sto parlando di battezzati, comunicati, cresimati… i cristiani cosiddetti normali, quelli “della domenica”. Ebbene per costoro ci vorrebbe una sferzata. Perché i tiepidi sono la razza peggiore. Nell’Apocalisse si dice che saranno vomitati fuori dalla bocca di Dio!!!
Invece bisogna essere sempre pronti, il Signore viene. Alla fine dei tempi, certo, ma anche ogni giorno in mezzo a noi, chiede ospitalità nei nostri cuori, nelle nostre anime. Ci avviamo alla fine dell’anno liturgico e la Chiesa ci invita a sollevarci. A formulare un giudizio sulle cose del mondo. A prendere posizione, insomma. Non si può sempre stare alla finestra.
Io grazie a Dio, di notte dormo sempre. Non so cosa sia l’insonnia. Ma quelle volte in cui non riesco a prendere sonno, penso. Penso. E davvero mi soffermo a riflettere davanti all’immensità del cosmo e cerco di capire.
Per me, stare svegli vuol dir questo. Ritrovare Gesù nelle cose. Perché lui torna, sempre. E beato che sarà trovato vigilante.