Non sono molto esperto di montagna. Eppure, negli anni giovanili, mi capitava di accompagnare – durante i campi estivi – i ragazzi nelle escursioni che con me erano quasi quotidiane. “Se si va in montagna, si va per camminare! Altrimenti avreste dovuto andare a Rimini e a Riccione!” – era il mio slogan. Ma uno dei terrori che avevo, era perderne qualcuno, soprattutto se i vacanzieri erano i piccolini delle elementari.
Un adulto doveva aprire. Un adulto doveva chiudere. Io ero quello che apriva, ma tutte le volte dopo un quarto d’ora, i ragazzi sbuffavano perché il mio passo era lento. Allora capivo e chiedevo il cambio. Così io ero sempre…l’adulto che chiudeva e che tirava su quelli che non riuscivano proprio a farcela.
Mi è venuto in mente tutto ciò, perché mi ricordo che mi imbestialivo se i ragazzi prendevano le scorciatoie. “Don, c’è una scorciatoia, possiamo andare?” – e il più delle volte si perdevano, con la scocciatura di tornare indietro e perdere tempo.
Ecco, il brano di oggi – bellissimo – parla delle nostre cecità. Ci educa a non cercare sempre le scorciatoie. Cosa intendo? I due ciechi ottengono la guarigione. E va bene. Sono stati franchi e fiduciosi. Gesù li accontenta. Ma chiede con severità una cosa ben precisa: “Badate di non dirlo a nessuno!”. E come si fa? Uno riceve un miracolo e non dovrebbe andare a cantarlo ai quattro venti? Cosa avrà voluto dire il Maestro?
Per me questo segreto, il segreto messianico, ci costringe a non rimanere alla superficie. Andare dietro a Gesù non deve essere una scelta di pancia, emotiva…ma ben meditata in tutta libertà e fondata sulla coerenza.
Niente scorciatoie! Il Gesù delle parabole e dei miracoli finirà presto lasciando il posto a quello dei sacrifici, del dolore, della passione e della morte. Se avremo la pazienza di percorrerlo tutto il sentiero e non andare sempre alla ricerca spasmodica di scorciatoie, perseverando fino alla Croce, anche noi riusci