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In ginocchio

ginocchio

Avete mai visitato un lebbrosario? Io si. Ci sono stato una mezza giornata per rendermi conto. Almeno questa fu la motivazione di fratel Vincenzo, un “bandito di Dio” di origini napoletane che ho incontrato nel dispensario di Paspanga. Ero in visita alla parrocchia di san Camillo a Ouagadougou in Burkina Faso, sette anni fa.

Il mio ospite, padre Paul – medico e primo direttore burkinabè del Centre Sanitaire – mi avvertì: “Tieniti pronto, perché oggi arriva Vincenzo”. Arrivò questo fratello camilliano e mi apparve come un vegliardo dell’Apocalisse, nella sua barba bianca.

Guidava un camioncino sgangherato. Dietro caricava una trentina (ma forse di più) di adolescenti, forse due o tre giovani donne più grandi. “Dove andiamo?” – chiesi incuriosito. “Lo vedrai presto” – fu la risposta.

Arrivammo in un luogo. A me sembrava in periferia, ma sinceramente non riuscivo a mantenere l’orientamento con quelle strade non strade, fatte di terra rossa battuta che si sollevava al passaggio delle macchine e che ti si depositava dappertutto, appiccicandosi alla pelle.

Come avrà fatto il lebbroso del vangelo di oggi a mettersi in ginocchio davanti a Gesù? Quello che hanno visto i miei occhi erano persone di tutte le età, sedute o sdraiate con braccia e gambe fasciate. Moncherini dappertutto.

Come piccole formichine, tutti quegli adolescenti scesero in fretta sapendo bene cosa e come dovevano fare. E guanti, garza, forbici, pomate alla mano… medicarono in quattro e quattr’otto una ventina di malati.

Nascosi subito la macchina fotografica, per non offendere. Ma sentii fratel Vincenzo che ci diceva a me e a Mosè, il mio compagno di viaggio… “Fotografate, fotografate pure e fate sapere. Spiegate, informate, portate gente. Questi non possono essere abbandonati, non hanno nessuno”.

Mentre guardavo intimorito e umiliato, mi sentii toccare da dietro e un uomo, magrissimo e sorridente, piuttosto anziano mi mise le braccia al collo e mi strinse. Immaginate la mia reazione. Non sapevo chi fosse…se fosse un lebbroso… o meno. Ma ho lasciato fare. E quasi quasi volevo mettermi in ginocchio davanti a loro e davanti a quegli adolescenti “infermieri” che li stavano curando con tanta maestria e amore. Eh sì, perché davanti all’amore di Gesù…ci si mette in ginocchio.

Don Massimo

Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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