Gesù chiama a sé quelli che egli vuole, è una sua libera scelta. Il verbo usato in greco antico designa proprio un’intenzione precisa. Quindi non ci viene presentato un Gesù che fa preferenze, perché Dio non fa preferenze di persone. Gesù intenzionalmente sceglie queste persone perché ha in mente di fare proprio così.
Quale è lo scopo? Fare ghetto, fare gruppo? Nient’affatto. La Chiesa non è un club, un luogo per i soli addetti ai lavori… Gesù sceglie fra i suoi discepoli questi affinché stessero con lui. Essere Chiesa per manifestare il Regno in ascolto della Parola.
E della Chiesa possono far parte tutti: l’elenco di Marco, il primo evangelista, lascia perplessi. Non una donna! E poi…gente diversissima. È difficile entrare nel mistero. Si sceglie anche Giuda, figuratevi… e si nutre la serpe in seno, amandola come ama gli altri.
A Lui basta interpellare la libertà che si deve mettere in gioco. Gesù sceglie gli Apostoli per renderli suoi collaboratori e strumenti per testimoniare e diffondere la sua carità e verità. Sono persone umane, diverse per provenienza, carattere; essi rispondono ad una chiamata del Signore, che li mette insieme e crea unità. Essi dovranno stare con lui, frequentarlo, ascoltarlo, meditare le sue parole per poi annunciare il suo messaggio al mondo. Anche noi, come cristiani, siamo stati chiamati a seguire Gesù, anzi a “stare” con lui, a condividere con tutti l’amore di Cristo, a rispettare le diversità anche delle altre chiese sorelle (siamo nella settimana di preghiere per l’unità dei cristiani) e di ogni altro sentimento religioso.
Su questo tema, papa Benedetto si espresse così una volta:
“La vocazione non è frutto di un progetto umano o di un’abile strategia organizzativa. Nella sua realtà più profonda, è un dono di Dio, un’iniziativa misteriosa e ineffabile del Signore, che entra nella vita di una persona seducendola con la bellezza del suo amore, e suscitando di conseguenza un donarsi totale e definitivo a questo amore divino”.