Se avessi tempo, mi dedicherei ad una sorta di “teologia di cose piccole”, anzi questo termine sarebbe troppo…diciamo…Elogio delle cose piccole, che passano quasi insignificanti, nella Bibbia. Ci racconterebbero tante cose. Chissà, magari qualcuno l’ha già pensato. Don Tonino Bello era un grande in questo senso.
Entriamo nel brano di vangelo di oggi. C’è tempesta. I discepoli hanno paura di morire. La barca rischia di andare a picco. Tensione. Paura. Rabbia. Anche nei confronti di Gesù che beato e pacifico, sulla prua, se la dorme come un bimbo. E viene specificato che è appoggiato su un cuscino: ἐπὶ τὸ προσκεφάλαιον.
Solitamente i cuscini sono simbolo di comodità e dunque di mollezza, anche in senso morale. Qui non mi pare. Ed è illuminante il parere di don Angelo Casati che scrive:
“Tutta la nostra vita può essere evocata sotto il simbolo della traversata. Forse ogni giornata è arrivare a sera a un’altra riva. Traversata è ogni progetto; ogni progetto del cuore è sognare e tendere all’altra riva. «Ci fu una grande tempesta di vento». Anche questa è condizione comune di ogni traversata: la tempesta, le bufere della vita. Il vangelo di Marco sembra suggerirci che sarebbe sogno vano pensa-re di non avere a che fare con il mare in tempesta, e invece è da sapienti imparare a conviverci. È suggestivo, fino quasi a diventare un simbolo, l’esempio di Gesù che dorme sulla barca. Se, sull’esempio di Gesù, cercheremo di raggiungere una calma più profonda nel nostro intimo, allora le onde si acquieteranno e il vento si placherà. È importante ancorarsi in Dio e imparare a “dormire” nella tempesta, anche per l’ultima tempesta. Nel momento in cui saremo arrivati alla fine dell’esistenza, dove ad attenderci sarà la morte, sarà importante trovare quiete contro l’angoscia”.
Quanto desidererei essere “cuscino” per molti!