I primi cinque anni del mio sacerdozio furono sostenuti dall’esperienza dell’ISMI: Istituto Sacerdotale Maria Immacolata. Si andava in Corso Venezia a Milano, nell’ex-seminario voluto da San Carlo. Arrivavamo noi preti novelli al lunedì sera, per cena e di stava fino al mercoledì a mezzogiorno.
Era un saggio metodo per entrare nel ministero senza lasciarsi fagocitare del tutto. Sapienza di Martini. Esperienza di mons. Brovelli che tutti ricordiamo con affetto, anzi con amore riconoscente.
Ebbene, meditando questo vangelo di oggi, mi ricordo di quel clima vissuto trenta anni fa. Che entusiasmo! Che tremore! Che ansia! Che trepidazione! Avevo 25 anni e tanta voglia di annunciare il vangelo. Negli incontri – che erano sempre di ascolto e di testimonianza-, c’era il tempo per il confronto e per il racconto. Belli i racconti! Se i compagni nel sacerdozio raccontavano di qualche esperienza forte, venivi incoraggiato a emulare! Se si raccontava di qualche fatica o fallimento, mi rincuoravo e si finiva per incoraggiarsi a vicenda. Che bello! Chissà se i preti novelli di oggi possono ancora godere di una meravigliosa fraternità di questo tipo?
Sta di fatto che Gesù ascolta volentieri i racconti dei suoi inviati. Meraviglia la costante attenzione che manifesta verso i discepoli. Capace di profonda empatia, Gesù ha la capacità di mettersi nei panni degli altri, sa gioire della gioia degli apostoli appena tornati dalla loro missione. Chissà quanto avrà riso sotto i baffi per la loro ingenuità…
Ancora adesso dopo più di trenta anni ho la sensazione palpabile che ci fosse proprio lui con noi. Rimane un assillo: perché oggi non la sento quasi più?