toccare

Io sono contento che il cristianesimo sia religione del contatto. Figuratevi come soffro in questo tempo di pandemia dove non si può fare niente. O quasi. Altre confessioni cristiane sono più spirituali e ieratiche, ma noi cattolici no. Noi dobbiamo toccare, mangiare, baciare. La nostra liturgia è piena di contatti.

Certo a volte si rasenta la superstizione. Qualche volta si rischia una malsana magia… eppure nei semplici c’è molta bene. Come in questa scena riportata dal vangelo odierno. Non potendo abbracciare Gesù per la ressa. Si allungavano, si accalcavano, si schiacciavano pur di arrivare almeno al lembo del mantello.

Espressione diventata famosa negli anni del Card. Martini che intitolò così una sua lettera, andata a ruba e divenuta best seller nazionale e non solo…sul tema della comunicazione. Là profeticamente ci insegnava a non demonizzare la tecnologia, ma a viverla evangelicamente. Chissà cosa avrebbe detto oggi con il dilagare di tutti questi social…mah!

Toccare. Mi soffermo sempre ad ammirare la pazienza del papa quando fa i bagni di folla e si lascia baciare, accarezzare, abbracciare… A volte temo per lui. Qualcuno rischia di farlo cadere, come capitò con papa Benedetto quando una ragazza scavalcò le transenne… Chissà cosa passa per la testa della gente!

È fede? È La fede di chi intravvede un’attenzione. Al di là della guarigione… E Gesù, svela il volto di un Dio compassionevole che non solo non punisce, ma soccorre e sana. E restituisce dignità.

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Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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