Sangue nella vigna

vigna

Pagina truculenta, violenta e sanguinaria. Non so se ne ha di simili in tutta la Scrittura. Forse nelle pagine che trattano di battaglie, di soldati feriti o morti sul campo. Ma qui non si tratta di guerra. Qui la parabola è ambientata nella vigna, cara immagine biblica. Cara a Isaia per esempio, che parla di delusione nel suo canto. Pensavo di godere di buoni frutti con tutto l’amore che ho dedicato alla mia vigna, invece ho raccolto solo uva selvatica.

Anche Gesù sembra deluso e rassegnato. Non sono più i giorni dell’entusiasmo in Galilea con la sua giornata trionfale di Cafarnao, dove lo cercano tutti. Non sono più i momenti di gioia, dopo segni festosi e gioiosi come alle nozze di Cana. Non lo cercano più per farlo re, dopo essersi riempiti la pancia con il pane e i pesci moltiplicati.

Siamo alla presenza di un Gesù che comincia a rendersi conto dei rischi che corre, del fallimento della sua predicazione e azione. La sua missione è giunta ad un punto nevralgico. Le ore della Passione stanno avvicinandosi.

Nella parabola dei vignaioli omicidi che reinterpreta la triste pagina del profeta Isaia, il lamento che Dio fa per la sua vigna, Israele, che non porta frutti, diventa l’emblema di ciò che sta per accadere. E qui non c’è nemmeno la voce di Ruben che blocca i suoi fratelli tutti decisi a far fuori Giuseppe il sognatore: “Fermi, non macchiamoci del suo sangue!”

Qui si va fino in fondo e di sangue ne scorre parecchio. L’eredità fa gola. Si ha l’impressione che Gesù esageri nel raccontare la parabola. Troppo forte. I farisei se ne accorgono. Gesù rincara la dose e vuole che la conclusione la diano loro. Ma ecco il colpo di scena. Sì, il figlio verrà ucciso fuori dalla città. Ma il proprietario non invierà un esercito per radere al suolo tutto come invocano, ignari, i farisei, ma andrà fino in fondo mostrando il suo vero volto.

Chiaramente in cuor suo Gesù ha già deciso di essere obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Sceglie addirittura di consegnarsi senza opporre resistenza. Pensava forse di convertirli in extremis. Forse. La fine è nota.

Ma si tratterà solo di un inizio.

Don Massimo

Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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