Scendere

scendere

Non poteva non stupirmi questo verbo che ricorre più volte in questi undici versetti di Giovanni. È lo stesso verbo usato da Luca per indicare il malcapitato caduto nelle mani dei briganti che scendeva (κατέβαινεν) da Gerusalemme verso Gerico.

In realtà è Gesù che è veramente disceso dal cielo per piegarsi sulle ferite di ogni uomo e salvarlo. Ma è intrigante riconoscere prima che in questo caso Gesù era risalito fino alla sua terra! A volte anche Dio ama sorprenderci e l’evangelista ce lo dice proprio. Gesù aveva profetato contro Nazaret che non aveva saputo accoglierlo, magari giurando a sé stesso che non ci avrebbe più messo piede… al contrario il Maestro torna fra la sua gente. Com’è vero che sono proprio gli stupidi a non cambiar parere!!!

Gesù constata che le cose sono mutate. Evidentemente la sua fama si era diffusa e i galilei ora forse si vantano di aver cresciuto il giovane amato nuovo Rabbi!

E proprio in Galilea (non apprezzata dai Giudei veraci) Gesù opera come a dire, un miracolo a distanza. Guarisce il figlio di un funzionario reale e lo fa portandolo alla fede: la guarigione avviene a distanza, solo tornando a casa, cioè in cammino, in strada. Durante la via del ritorno, il padre riceve la notizia dell’avvenuta guarigione.

Era stato proprio lui a ricordare a Gesù che era sceso dal cielo per tutti, proprio per tutti: “Lo pregava di scendere a casa sua…”

Nel funzionario riconosciamoci anche noi. Quello scendere in realtà è una salita perché è un andare in profondità e lasciare che emerga, alta come una montagna, la nostra autentica e originaria spinta di fede.

Don Massimo

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Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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