Io non so chi sia stato il primo a raffigurare l’Ultima Cena. Forse già nelle catacombe potremmo trovare qualcosa. Ma sta di fatto che quasi tutti abbiamo in mente quella di Leonardo.
Io ricordo invece che sia Pasolini che Zeffirelli nei loro capolavori hanno fatto la scelta del realismo o – quanto meno – della verosimiglianza. E l’usanza era quella di stendere delle stuoie con al centro qualcosa per sollevare le pietanze da terra e mettersi intorno semi sdraiati con un gomito a sorreggere il capo e l’altra mano libera per portarsi il cibo alla bocca.
C’è un mosaico in sant’Apollinare che rende bene l’idea.
Ecco mi piace ricordare questo perché tale sistemazione avrà consentito al Maestro maggior agio nel lavare i piedi ai suoi discepoli. L’immagine classica di Gesù che si piega ai piedi di ciascun apostolo comodamente seduto su uno sgabello, è molto medievale e giottesca.
Il gesto della donna che bagnò i piedi del Cristo con le sue lacrime e li asciugò coi suoi capelli, stando dietro, rende meglio l’idea di come anche Cristo debba essersi mosso.
Stando dietro. Lui lo aveva imposto a Pietro: “Stammi dietro, Satana!”
Adesso Gesù lo implora di lascarsi lavare i piedi. E come se Gesù ora rivendicasse per sé l’ultimo posto. Ed è proprio il senso del gesto eucaristico che oggi celebriamo. In tutte le chiese non sarà possibile a causa delle norme restrittive anti-covid. Ma è già il secondo anno che non possiamo viverlo liturgicamente.
Speriamo di non dimenticarci il senso di questa giornata sacerdotale ed eucaristica. Il cristiano è uno che sta dietro (a Gesù) e che lava i piedi ai fratelli come il Maestro ci ha insegnato.