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Polvere

polvere

Anche oggi questa immagine potrebbe passare inosservata. E invece io – con il Vangelo delle piccole cose – mi soffermo su questo drastico invito imposto da Gesù ai suoi inviati. Riceverete pace. Ascolto. Accoglienza. Cibo. Paga. Ma se troverete un rifiuto, anche la polvere – letteralmente – quella sollevata in aria dal vostro passaggio, scuotetela e gettategliela contro!

Parole forti per un uomo buono e pacifico come Gesù di Nazaret.  Approfondiamo. l rifiuto ci fa stare male, ma dobbiamo ammettere che fa parte necessaria della relazione. Se tu vuoi rapportarti correttamente all’altro, devi essere disposto anche a non essere accettato. Non puoi costringere nessuno, punto primo. Né all’amicizia, né all’intimità, né all’amore. Punto secondo, se poi ti presenti in un modo che è contrario esattamente ai suoi desideri di potere, cosa succede? Che se lui è lupo e tu agnello, ti mangia. Normale.  Le persecuzioni ci sono sempre state nella chiesa, il brutto è quando a perseguitare siamo noi. Perciò se non siamo accolti, non dobbiamo metterci subito a maledire la gente!

Anzi, quando non siamo accolti, capita a noi ciò che è capitato a Cristo: siamo privilegiati. Quindi proprio nel fallimento della missione si realizza il dare la vita. Noi possiamo solo dire: “Guardate che state buttando via la vita!”. Punto.

Semmai si aggiunge una cosa quando si parla della polvere sotto i piedi. Gesù usa due verbi tecnici del vocabolario; quando si deve far forza perché la polvere si è indurita, si è attaccata. Sono gli stessi verbi di quando una ferita si secca, si cicatrizza; prima sanguina, poi si asciuga e si forma la crosta. Come a dire: la ferita del rifiuto deve saperla portare chi è rifiutato. Non l’altro. Non ci abbiamo mai pensato che il primo “rifiutato” (anche da noi stessi) è proprio Dio? Il male dell’uomo che ha rifiutato Dio, chi lo sente? Dio. E ferisce molto Dio e questa sua ferita si cicatrizza e guarisce soltanto dicendo ti voglio bene lo stesso; e allora possiamo concludere che proprio nel rifiuto si realizza il massimo dell’amore, cioè diventa un amore senza condizioni. Quindi il rifiuto non fallisce la missione, ma la realizza sommamente, ci rende come Cristo che sa amare e dare la vita, ci fa testimoniare Dio.

Don Massimo

Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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