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Non mi importunare

IMPORTUNARE

Proprio in questi giorni ho saputo che il nostro Arcivescovo desidera che tutto l’anno pastorale nuovo sia vissuto approfondendo il tema della preghiera. In questo mio spazio dove voglio sottolineare parole poverette che potrebbero passare inosservate in brani già famosi, sono attratto da un’espressione: “non mi importunare”.

La trovo esilarante, ironica, quasi comica. È Gesù che sta dando istruzione sulla preghiera. E quasi quasi ci fa capire che spesso il Signore è “infastidito” dalle nostre preghiere soprattutto quando sono verbose, superficiali e inappropriate. Verrebbe da augurarsi di non pregare troppo, di non dare troppo fastidio a Dio!!!

Ci sono come due immagini, due parabole: la prima riguarda il bisogno che abbiamo del pane, che solo questo amico ci può dare; è sicuramente quel pane di vita, che è l’Eucaristia, che ci dà la forza poi di dare il pane agli altri. Ebbene questo tipo di nutrimento lo si ottiene dando fastidio. Dio ama che gli diamo fastidio, che lo importuniamo, che lo desideriamo, che lo scocciamo. Anzi, nel capitolo 18 si dirà di quella vedova che va a colpirlo sotto gli occhi, a graffiarlo.

Dio desidera essere cercato, perché Dio è dono. È dono assoluto perché è amore e l’amore vuol donare tutto e donare sé stesso. Uno ne riceve nella misura in cui lo desidera. Per cui tutte le esortazioni di Gesù “siate pure sfacciati, desiderate sempre di più, sempre di più, non abbiate paura, rompetemi, bene!

Datemi fastidio, addirittura dirà, al capitolo 18, “rompetemi il muso” letteralmente. Desidera questo corpo a corpo con noi perché noi chiediamo tante cose a Lui; alla fine Lui vuole solo una cosa: che entriamo in contatto con Lui. Come Dio con Giacobbe al guado dello Yabbok. Ne uscì sciancato!

E se nella preghiera qualche volta sembri trovare la porta chiusa, che invece di pane Dio ci dà pietre, che non ci dà mai quello che chiediamo, ci spezza i denti, qualche volta…! Invece di avere il pesce abbiamo serpi, invece di avere l’uovo, fonte della vita, abbiamo lo scorpione; insomma dalla preghiera spesso esce tutto il contrario. Bene. Dio sembra assente, Dio sembra duro di orecchi, nella preghiera, proprio, si fanno tutte le proiezioni negative che abbiamo su Dio. Escono. Anche tutto il male, tutta questa chiusura nostra davanti a Dio. Ma chissà come mai, alla fine… proprio stando lì senza demordere…davanti a Lui, la porta si apre.

Don Massimo

Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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