Contraccambio

contraccambio

Dopo le vacanze, in cui mi sono un poco rilassato, ritorno ad offrirvi un pensiero sui vangeli domenicali senza soffermarsi sul messaggio portante che oggi sarebbe: “I primi saranno gli ultimi…” ecc. Lo chiamo il “Vangelo delle piccole cose”. Mi lascio attirare da una parola che scorre via troppo facilmente, che diamo per scontata: il contraccambio.

Gesù, forse ispirato da qualche scenetta suggestiva che ha visto quando si fermava a cena da persone importanti, ci consiglia di non aspettarci mai il contraccambio. E per toglierci da questo imbarazzo, ci esorta ad invitare a cena proprio chi non ha niente, chi non potrebbe per nulla ricambiare.

MI ricorda l’educazione un po’ rigida di mio padre. Era famoso per le sue citazioni pseudo-proverbiali. Lui diceva d’averle imparate dai suoi… quindi si risale a metà dell’ottocento!!!

Soleva dire in un ottimo e stretto dialetto brianzolo: “Impegna no, la gajna di alter per minga impegnaá la tua!”. Mio padre era molto cristiano. Nei fatti, più che nelle parole. Però quando sosteneva queste cose, mi inquietavo assai. In questo modo, per esempio, non potevo mai andare ad una festa di compleanno, e nemmeno organizzarne una mia!!!!

Il termine usato da Luca è: ἀνταπόδομά (antapòdoma) ed indicherebbe la ricompensa. E su questo Gesù si era espresso già mille volte. La nostra ricompensa sarà nei cieli, stop. Quindi ringrazio mio padre perché – forse senza saperlo -, in realtà con queste sue frasi un po’ “fasciste”… mi ha in realtà educato alla più completa gratuità.

Così infatti commentava il papa Francesco nel 2016 il brano di oggi: “Si tratta di scegliere la gratuità invece del calcolo opportunistico che cerca di ottenere una ricompensa, che cerca l’interesse e che cerca di arricchirsi di più. Infatti i poveri, i semplici, quelli che non contano, non potranno mai ricambiare un invito a mensa.

Così Gesù dimostra la sua preferenza per i poveri e gli esclusi, che sono i privilegiati del Regno di Dio, e lancia il messaggio fondamentale del Vangelo che è servire il prossimo per amore di Dio.

Oggi, Gesù si fa voce di chi non ha voce e rivolge a ciascuno di noi un accorato appello ad aprire il cuore e fare nostre le sofferenze e le ansie dei poveri, degli affamati, degli emarginati, dei profughi, degli sconfitti dalla vita, di quanti sono scartati dalla società e dalla prepotenza dei più forti “.

Invitare i poveri a cena non è atto ideologico. È imitare Dio che è gratuità assoluta.

 

 

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Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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