Presunzione

presunzione

Parabola famosissima. Io mi lascio catturare solo dal versetto nove di questo capitolo 18.          È scritta per quelli che presumevano di salvarsi. Luca dice: quelli che confidano in sé stessi. Quanti ne ho trovati nei miei sette lustri di ministero! E quanti ne incontro ogni giorno!

Queste persone sono giuste. Tuttavia il loro ritornello sembra il raglio di un asino: IO, IO, IO… Io sono buono, bravo, religioso, sono un volontario, sono un responsabile, senza di me lei non riuscirebbe, senza di me la parrocchia non va avanti… mamma mia! Che stress!

È il ritratto di colui che confida in sé stesso. E forse non è un male avere così alta stima di sé in una comunità dove aumentano sempre più i depressi, gli esauriti…

Però questo è un peccato radicale. Forse il primo. Vuol dire presumere di sé stesso, questa è la versione esatta usata. Da cui ho tratto il titolo: la presunzione. Che roba brutta!

Io sì, gli altri no. È triste un presuntuoso perché in buona sostanza non ha più (o non l’ha mai avuta) fiducia nell’altro. Perché la fiducia di per sé stessa è sempre fiducia nell’altro!! È bene che ciascuno abbia una dose di fiducia in sé stesso altrimenti diventa un insicuro, un debole, in balia del parere e della influenza di una altro. Finiremmo per essere come quegli alunni che incolpano il professore: “Ce l’ha con me”, ma in realtà il libro manco l’hanno aperto!

Il risultato reale ed esistenziale di questa presunzione è che annulli le persone intorno a te. Crei il vuoto intorno a te e ti metti sul piedestallo per farti vedere. Ecco la caratteristica è proprio annullare l’altro, in greco è ancora più esagerato ed evidente. Sta scritto: “nientificavano”. Il presunto giusto è colui che dice: gli altri sono niente, tutti sbagliati, io ho ragione, io sono a posto, io sono salvo! Io ho anche la dottrina della Chiesa, ho tutti i precetti, e ne osservo altri che mi sono fatto io; e poi addirittura c’è gente che amplia il Magistero della Chiesa al di fuori di ogni Magistero (io li chiamo i più papisti del Papa!), perché sono più sicuri ancora e si inventano i loro precetti, e poi gli altri che cosa sono? “cosa”: i “rimanenti” vorrebbe dire questo: “avanzi da buttare” come quando si fanno i pasti ci sono i resti da buttare via. Cioè noi siamo i “veri” e gli altri sono scarto.

Risultato: io solo resto in piedi, attorno a me il vuoto. Triste. Dio non abita questo vuoto.

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Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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