Ai piedi della Grotta di Lourdes il papa Benedetto XVI il 31 maggio 2010 si esprimeva così: “L’evangelista annota che «Maria rimase con lei (con la parente Elisabetta) circa tre mesi» (Lc 1,56). Queste semplici parole dicono lo scopo più immediato del viaggio di Maria. Aveva saputo dall’Angelo che Elisabetta aspettava un figlio e che era già al sesto mese. Ma Elisabetta era anziana e la vicinanza di Maria, ancora molto giovane, poteva esserle utile. Per questo Maria la raggiunge e rimane con lei circa tre mesi, per offrirle quella vicinanza affettuosa, quell’aiuto concreto e tutti quei servizi quotidiani di cui aveva bisogno. Elisabetta diventa così il simbolo di tante persone anziane e malate, anzi, di tutte le persone bisognose di aiuto e di amore. E quante ce ne sono anche oggi nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità, nelle nostre città! E Maria – che si era definita «la serva del Signore» (Lc 1,38) – si fa serva degli uomini. Più precisamente, serve il Signore che incontra nei fratelli”.
Questa interpretazione pastorale ci sta benissimo. Ma l’espressione “tre mesi” nella Sacra Scrittura è ben presente. Allude a qualcosa di teologico. Una per tutte: Maria giunge al sesto mese della gravidanza di Elisabetta e resta con lei tre mesi, sta scritto. Rimase nella casa di Elisabetta quanto l’arca dell’alleanza era rimasta nella casa di Obed Edom (L’arca del Signore rimase tre mesi in casa di Obed Edom di Gad: 2 Sam 6, 11).
È un episodio intrigante. Occorrerebbe rileggerlo. Davide ha paura di accogliere l’Arca dell’Alleanza in casa sua. Poco prima l’ira del Signore si era accesa contro Uzzà che morì sul colpo: si era permesso di toccare l’arca che si era inclinata tutta da una parte e i buoi trasportatori rischiavano di farla cadere. Notate la distanza: là l’Arca è intoccabile. Qui Maria porta il Signore nel suo corpo!!! Capiamo perché oggi Festa dell’Assunta è anche la festa del nostro corpo. Dio stesso l’ha assunto.