Anche oggi il mio sguardo, per questo blog dedicato al “Vangelo delle piccole cose”, quelle – per così dire – che passano inosservate, cade su un’immagine ben precisa. Si dice che il padrone della vigna scava una buca per il torchio. In realtà compie parecchie azioni di amore nei confronti del suo popolo e viene ricambiato malissimo. La vigna è il popolo di Israele nei confronti del quale, lungo la storia della salvezza, è intervenuto innumerevoli volte. La parabola è molto cupa. Si tratta di una storia di rifiuto dell’amore di Dio che in Cristo sulla croce arriva al vertice supremo.
Ebbene però l’immagine del torchio mi è lieve. Mi ricorda i miei anni milanesi all’Incoronata, una magnifica parrocchia in corso Garibaldi. Entrando sulla sinistra è conservato il famoso “Cristo del Torchio” del Bergognone. È un dipinto bellissimo della seconda metà del quattrocento e raffigura Gesù schiacciato dalla croce che è in realtà un torchio. Cristo stesso pigia il suo stesso sangue nella grande vasca che vuole identificare il sepolcro. Il frutto della vite viene raccolto in un calice da Agostino e Gerolamo, padri della chiesa. Gregorio e Ambrogio sono andati perduti, ma dietro di loro un angelo porge il calice ad un offerente.
È necessario che scopriamo Cristo come pietra angolare dell’edificio in pietre vive che è la Chiesa, alla quale siamo stati introdotti con il battesimo. Cerchiamo con coraggio di produrre frutti per raggiungere il regno dei cieli.
