Per due domeniche consecutive in questo tempo di attesa la liturgia ci propone due brani di vangelo in cui vengono richiamate le famose frasi di Isaia, nel primo capitolo di Marco (II di Avvento) e nel primo capitolo di Giovanni (III di Avvento). Le due raccomandazioni gridate dalla voce nel deserto mi hanno sempre lasciato perplesso: perché e per cosa preparare le strade? Ma soprattutto perché raddrizzare sentieri? Il sentiero per sua definizione aggira gli ostacoli per unire, per raggiungere. Come si raddrizza un sentiero? Per di più un sentiero del Signore… Stupisce la varietà di parole per esprimere (e riprendere) lo stesso concetto; una ricchezza di termini utilizzati nella lingua greca appiattiti poi nel verbo praeparare latino che ha lasciato un po’ indietro gli altri significati di salvaguardare, avere riguardo, ma anche allestire questa strada che si stende davanti al Signore (per raggiungerci?).
Forse non si tratta tanto di prepararla, questa strada, quanto di non perderla di vista (ri-guardarla), di curarla, di allestirla (come il presepe), di renderla scorrevole perché su questa strada il Signore viene a cercarci; o forse è proprio la strada con cui ritornare a lui, come quella che il padre misericordioso scruta dal terrazzo per scorgere in lontananza il figlio prodigo.
Per raddrizzare i sentieri invece i verbi utilizzati sono solamente due, ma entrambi suggeriscono due diverse interpretazioni. Allora forse i sentieri del Signore vanno proprio fatti, costruiti, creati nella giusta direzione; non sono tracciati da modificare, da raddrizzare, ma itinerari da inventare, mappe da disegnare, orientandole in modo corretto. I sentieri del Signore così assomigliano molto ai ponti di Papa Francesco: “Sempre costruire ponti, sempre la mano tesa”. L’importante è che questi sentieri, questi ponti, siano dritti, siano giusti, nel senso che puntino dritto alla méta giusta, alla relazione, all’incontro con Dio, all’incontro con l’altro. Quindi anche in questo caso non si tratterebbe di raddrizzare sentieri impervi o tortuosi, ma di tenere dritta la rotta, fermo il timone. Ecco la vera conversione richiesta dalla voce che grida nel deserto: discernere per riconoscere la via del Signore e tenere dritto il timone sulla rotta giusta, quella dell’incontro col Signore, dell’incontro con gli altri uomini.