Non è il caldo insopportabile che mi dà di volta il cervello…non siamo a Natale! Però il vangelo delle piccole cose oggi mi provoca a soffermarmi su quel “Disceso dal cielo”. Ha un aspetto diverso quello che i Giudei si trovano non vicino alla loro testa ma davanti, un pane che fanno fatica a mangiare perché sanno da dove viene, ecco da cosa è motivata la loro mormorazione tutta concentrata sulla frase che Gesù ha pronunciato e che loro non riescono a capire: “Io sono il pane disceso dal cielo”. Due sono gli interrogativi che si pongono: come fa a dire “Sono disceso dal cielo”? E poi cosa significa “sono il pane”?
La prima obiezione si concentra sulla provenienza di Gesù è espressa attraverso due domande: “Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe?”, “Come può dunque dire: sono disceso dal cielo?”. Gesù non può venire dal cielo perché si conoscono le sue origini, nella mormorazione, dunque c’è una richiesta che riguarda il legame tra quello che Gesù ha affermato e le sue origini. Come Gesù dimostra la sua provenienza dal cielo? Ma soprattutto è possibile dimostrala? Gesù ribalta l’obiezione. E voi perché vi sentite attirati da me?
L’origine di Gesù come pane del cielo così come la loro presenza è una chiara manifestazione della volontà di Dio. Se i Giudei sono capaci di trovare, nella verità, il motivo della loro presenza davanti a Gesù allora capiranno l’origine celeste di Gesù, il momento presente è un segno concreto di qualcosa che si rivelerà pienamente nell’ultimo giorno quando il Figlio “Lo risusciterà nell’ultimo giorno”.
Insomma Gesù stesso chiede ai Giudei – a noi – di fare un passaggio di fede, di prendere coscienza che sono davanti a lui e possono vederlo perché il Padre ha parlato loro e ha toccato i loro cuori. Gesù è il vero rivelatore del Padre. Chi non crede in lui, non crede al Padre che ha parlato. Se c’è questa premessa di fede, allora sì che Gesù spiega che cosa significa “Io sono il pane”, e lo fa con riferimento alla manna data nel deserto, la manna era cibo che veniva da Dio perché il popolo non riusciva a spiegare la sua origine, un cibo che pur provenendo da Dio serviva per il cammino nel deserto per arrivare nella terra promessa, non aveva dato la vita eterna a coloro che l’avevano mangiata. Gesù pretende di essere il pane celeste perché è capace di dare la vita eterna. Importante per la comprensione dell’essere pane e la frase finale della pericope: “Il pane che io darò è la mia carne per vita del mondo”. È chiaro qui il rimando alla croce. Che rende verissimo e credibile tutto.