visto

Oggi abbiamo il Prologo del Vangelo di Giovanni. Pagina altissima, quasi lirica. Ebbene da questa pagina dalle inesauribili profondità scaturisce per noi cristiani la domanda decisiva: qual è il Dio che abbiamo celebrato a Natale?

Dio si è umanizzato in Gesù. Questa è la notizia che capovolge tutto. Non è la più essenziale: è l’annuncio del Risorto. Ma già questa, se ci pensassimo un po’ di più sconvolge assai. Fra l’altro l’Antico Testamento è scandito dall’adagio «chi vede Dio muore» che era un modo per esprimere la santità di Dio, la verità del Dio che non può ricevere un volto dall’uomo. Era Dio stesso semmai a mostrarsi, a rivelare la propria immagine. Egli si consegna nella sua Parola. Ecco perché il credente del Primo Testamento chiede con insistenza a Dio di mostrargli il suo volto: è la domanda di Mosè nell’Esodo, è l’invocazione di alcuni salmisti, ma questo volto è svelato all’uomo solo al di là della morte…

Con Gesù di Nazareth l’umanizzazione di Dio ha reso possibile la visione del suo volto già qui sulla terra, sicché nella conclusione del nostro prologo si legge: «Dio nessuno lo ha mai visto ma il Figlio unigenito ce lo ha raccontato», narrato, spiegato… Il nostro Dio, dopo la sua umanizzazione in Gesù, può essere solo e unicamente il Dio da lui narrato, perché l’uomo Gesù è l’ultimo e definitivo racconto di Dio, e chi vede lui, chi contempla la sua vita conosce il Padre, perché nella carne di Gesù il Dio invisibile ha reso visibile la sua gloria. Ecco in cosa consiste la singolarità del cristianesimo rispetto a ogni religione e a ogni monoteismo: il suo essere adesione a un Dio-uomo, Gesù Cristo, e, attraverso di lui, a Dio. È proprio come Gesù ha detto ai suoi discepoli: «Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me … Chi vede me vede il Padre», cioè chi vede me uomo, carne fragile, nella mia vita umanissima può scorgere il racconto che io faccio di Dio.

Picture of Don Massimo

Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo