Due tortorelle

TORTORELLE

La colomba, insieme alla tortora e al piccione sono volatili menzionati nella Bibbia. Solitamente il colombo selvatico nidifica negli anfratti rocciosi, mentre i colombi domestici erano allevati nelle colombaie. Si trattava di animali idonei per l’offerta sacrificale menzionati in vari casi, come il nazireato o il riscatto dei primogeniti, come nel brano odierno di Luca. Erano venduti a prezzo modico ai pellegrini che salivano al tempio per il culto. Alla colomba venivano attribuiti tre significati simbolici: l’amore, la pace e lo spirito. Nel Cantico dei Cantici la sposa è definita «bella come una colomba nelle fenditure della roccia». Tutti poi ricordano che nel racconto del diluvio universale il ritorno della colomba con il ramoscello di ulivo simboleggiava l’inizio di un’era di pace per l’umanità. Infine nella scena del battesimo di Gesù la colomba è simbolo visibile dello Spirito Santo, di cui abbiamo già parlato.

Abitano dunque il tempio del Signore le tortore e i colombi e sono le presenze del cantico e della libertà, della leggerezza e della primavera. Molte le valenze simboliche. La voce della tortora è una voce di primavera. Gli uomini e le donne consacrate al Signore sono essendo uomini e donne di preghiera, spesso sono paragonati alle tortore che annunciano serenità. I colombi sono giovani perché promettono un futuro. I giovani colombi liberati dalla gabbia che li contiene si alzano liberi verso il cielo, verso il sole, sono leggeri e miti, vivono di niente, e diventano un messaggio di pace, e in forma di colomba lo Spirito diventa il segno dell’unzione del Figlio, l’unigenito amato dal Padre. Così i giovani colombi continuano a essere un segno della leggerezza e della libertà dello Spirito. Canta la Scrittura: “Chi mi darà ali come di colomba per volare e trovare riposo? Ecco, errando fuggirei lontano, abiterei nel deserto. In fretta raggiungerei un riparo dalla furia del vento, dalla bufera (Sal 55,7-8). In mezzo alle tribolazioni e alle prove che la vita non risparmia a nessuno, gli amici di Dio sospirano la possibilità di volare e trovare riposo: non hanno desiderio di rivincita, non hanno ambizioni di successo. Desiderano la pace.

E dove troverà pace la leggerezza e la libertà delle creature del cielo, inermi e miti? Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti. … Anche il passero trova una casa e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli, presso i tuoi altari, Signore degli eserciti, mio re e mio Dio (Sal 84,2.4). Una coppia di tortore o di giovani colombi parla dunque alla Chiesa della primavera, la stagione dell’amore, parla della leggerezza e della libertà di chi ha smesso l’amor proprio e la preoccupazione per sé stesso, parla del dimorare in Dio, nella comunione con Gesù luce per le genti e gloria di Israele. E noi, due tortorelle le sapremmo offrire al Signore?

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Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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