La liturgia della parola odierna è un tipico esempio di ritagli e accostamenti. Manca omogeneità. Si passa da una riflessione sui beni materiali alla vigilanza e abbiamo ascoltato a messa il tema del ritorno del Signore. È come una raccolta di materiale vario (sentenze, immagini, parabole) e come le chiamava don Bruno Maggioni “parabole accennate”. Vediamo.
Dunque, il Figlio dell’uomo tornerà. Bisogna aspettarlo e fare bella figura. E Gesù si paragona di volta in volta ad un padrone che torna da un banchetto, arriva e bussa, poi premia i servi rimasti svegli servendoli a tavola; oppure a un ladro, che viene in casa; o ancora ad un signore che incarica di responsabilità un amministratore; infine, ad un padrone che – più genericamente – torna a casa sua. Indubbiamente si sta parlando del Figlio dell’uomo che verrà nell’ora che non pensate. Come sempre questo mi ha intrigato? Allora l’uomo se lo aspetta o non se lo aspetta? Perché, se tutti lo sappiamo teologicamente – che, cioè, il Signore tornerà – perché ci viene presentato come un trabocchetto, come un gioco a sorpresa…???
Me lo devo aspettare o no? E chi sono coloro che devono attendere? Rispetto alle diverse identificazioni di Gesù, e a loro volta, servi e amministratori. Ma in tutto il testo le persone chiamate alla vigilanza sono soprattutto denotate dalla seconda persona plurale, che ingloba i discepoli e noi ascoltatori attuali: «voi siate pronti»; «voi dovete essere simili a…»; «voi tenetevi pronti». Infine, è detto che «A chiunque fu dato molto…», scopriamo cioè che vi è anche una certa graduatoria di urgenza. Pietro è confuso. Non capisce. E la risposta fa un po’ paura perché sottolinea quanto più grave sia il compito degli amministratori: «mediante l’intervento di Pietro l’evangelista precisa i destinatari dell’insegnamento parabolico: sono tutti i credenti, ma in modo speciale i responsabili della comunità ai quali Luca dedica la parabola seguente» (G. Rossé).
C’è da augurarsi che è meglio non sapere e non avere responsabilità? Il Vangelo può generare ansia? Direi di no. Ogni giorno, qualsiasi giorno feriale, se colmo di attesa, è “giorno del Signore”: come nella parabola di Luca, ogni giorno è buono per stare svegli, tenere le lampade accese, e accogliere il Figlio dell’uomo che tornerà. Toniamo a leggere la colletta della messa che dice così: “Non si spenga la nostra lampada, perché vigilanti nell’attesa della tua ora siamo introdotti da te nella patria eterna”. Viviamo nella pace. E nell’attesa della Sua venuta.


