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Saulo

Santo Stefano condotto al martirio e lapidazione di santo Stefano (1447-48), del Beato Angelico e aiuti (tra cui Benozzo Gozzoli).

Nel brano degli Atti degli Apostoli che la liturgia della Parola di questa giornata ci propone, quasi sottovoce, Luca non tralascia di menzionare una presenza che diventerà fondamentale poi per la diffusione del Cristianesimo. É la scena straziante e violenta della lapidazione di Stefano che – pieno di Spirito Santo – affronta con coraggio sorprendente. I suoi assassini – riferisce l’autore – “deposero ai piedi di un giovane i loro mantelli”. É definito “giovane” cioè una promettente guida, un futuro rabbi, un sicuro capo. E impressiona questo fariseo che pur nella fresca età raccoglie già il consenso, evidentemente capace di entusiasmare e di trascinare con autorevolezza conquistata e indiscutibile stima. Come una firma che suggella la sua comparsa sul palcoscenico della Chiesa nascente, gli viene attribuita una qualche – ma certa – responsabilità. È dichiarata infatti con una laconica affermazione: “Saulo approvava la sua uccisione”.

Noi sappiamo al contrario che i farisei, quelli veri, erano persone devote e giuste: la classica figura del pio israelita, lo zaddìk, figura spirituale che conosceva a menadito la Torah e che – soprattutto la metteva in pratica con coerenza. Conoscevano nel senso dell’amore. La Torah – la legge di Mosè – per i farisei era “vita” per il popolo. Nella sua purità originale, la Torah invocava il rispetto della persona, della vita. Sta scritto: “Non ucciderai”. Cosa porta un uomo buono, rispettoso della legge, a tollerare la violenza, la menzogna, la morte a farsene responsabile? É una domanda inquietante. Saulo pensava di fare il bene! Saulo pensava di servire Dio. Ma appunto…quale Dio? Il Dio dei vivi o dei morti? Ed era certo di farlo nel migliore dei modi! Lo confesserà nella lettera a i Galati dove con fierezza non rinnega il suo passato di fariseo. Anzi lo rintraccia retoricamente, servendosene per difendere maggiormente la causa di Cristo.

Nel frattempo, però il Risorto lo aveva chiamato. Lo aveva scelto come strumento eletto. Non era più Saulo di Tarso. Ecco il messaggio di oggi: non spaventiamoci delle situazioni più brutte, anche le più inquietanti, disumane, brutali, assurde, prive di significato e piene di violenza….lo Spirito è capace di volgere al bene perfino quelle.

Immagine: Santo Stefano condotto al martirio e lapidazione di santo Stefano (1447-48), del Beato Angelico e aiuti (tra cui Benozzo Gozzoli). L’affresco è conservato nella Cappella Niccolina.

Don Massimo

Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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