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Fisionomia di una Parrocchia

Vorrei approfondire con voi, cari fedeli, alcune espressioni che ci sono state rivolte dal nostro Arcivescovo per il tempo successivo al Natale. Aveva definito le settimane dopo le feste, il TEMPO DI NAZARET.

Riporto il testo: “. . . questo periodo può essere propizio per dare alla comunità educante una fisonomia più precisa, occasioni di preghiera condivisa, una consapevolezza più meditata del compito di ciascuno e delle responsabilità da condividere”.

E qui mi son suonate forte nelle orecchie le campane di San Gerardo! Non ricordo se a festa o a lutto! Però, lasciatemi dire: per chi suona la campana? Solo per il parroco? Io sinceramente mi sono sentito trafiggere il cuore da queste espressioni. Fisionomia.. . cioè? Per essere più sicuro, apro il dizionario.

Sulla Treccani trovo una conferma: “L’espressione del viso che è propria di ogni persona e che nasce dall’insieme dei lineamenti e dal loro atteggiarsi”. Applicato ad un popolo e ad una comunità, cosa può voler dire? L’arcivescovo chiaramente e a più riprese ci sta facendo capire che ogni parrocchia ha un proprio volto. Il nostro, qual è? Ci viene detto di non disperderci più in tante cose da fare, di non lasciarci prendere dall’esito, di non affannarsi per i numeri.. . E va bene, ha ragione! Ma come parroco mi sono trovato in difficoltà. Mi è parso di vivere quel panico di chi avendo perso una persona cara, non riesce più ad identificarne il volto. Non se lo ricorda più. Eppure l’amava! E l’ama ancora! Ammesso e non concesso poi che a San Gerardo ci sia una comunità educante come la chiese il card. Scola, mi ripeto: “Come facciamo ad essere più precisi.. se non possediamo nemmeno le basi!” .

Ecco allora che è scaturito il mio pensiero, ora piuttosto riconoscente al vescovo. Ci sta tracciando infatti un  buon metodo di lavoro per i prossimi mesi. Anzi, ormai è diventata ufficiale la notizia che Mons. Delpini visiterà il decanato di Monza nel periodo autunnale dal 10 di ottobre al 20 dicembre e passerà in rassegna ad una ad una, tutte le parrocchie. Come ci faremo trovare? Con che stile? Quale sarà la fisionomia del nostro volto? E dalle stesse parole del Vescovo raccolgo tre suggerimenti per questo mese di gennaio.

Guardare al mistero di Gesù a Nazaret. Passava gli anni “senza fare niente”: né un miracolo, né un discorso … niente. Si è messo ad imparare. Il Vescovo Mario lo definisce in maniera suggestiva “l’apprendistato di Nazaret”. Se ci penso! … Il Figlio di Dio, il verbo incarnato  che impara un mestiere, ma più semplicemente impara a vivere! E lo fa umilmente dal carpentiere, da sua madre, dalla sua gente, dalla vita della sinagoga.. . E noi? Che siamo nati già “saputi”. . . non abbiamo niente da imparare? O tutto.. .? Ecco, anche in occasione del lancio del Nuovo Progetto Parrocchiale che troveremo il modo di far conoscere, chiedo continuamente al Signore di essere circondato da persone umili che non mettono le mani sul mistero per possederlo, ma si lasciano assumere come apprendisti-discepoli, ogni volta in cammino per essere amici di Gesu.

Secondo passaggio. Seconda sberla. Per far questo occorre decidere se emanciparsi dalle paure di Peter Pan, quello che aveva paura di crescere, oppure no.  Bruttissimo complesso, mascherato di romanticismo falso. Delpini è provocatorio: divenire adulti come Gesù. Mi chiedo: quando Gesù – umanamente parlando – si è reso conto di essere il Figlio di Dio e della missione che gli era stata affidata dal Padre? Non lo so. Non sono mica un teologo. Però immagino a poco a poco, gradualmente, fino al giorno del suo Battesimo nel quale Dio stesso si compiace del Figlio amato. A questo proposito Delpini ci fa una confidenza autobiografica: a lui – per diventare adulto – è servito il confronto con due giganti spirituali come Charles de Foucault e Madeleine Delbrel. Sarebbe bello accostare la loro spiritualità: il deserto e la strada, Gesu e i fratelli.. . Cari fedeli, dobbiamo crescere. Non possiamo nasconderci dietro una fede “bambina” imparata decenni fa. Il mondo cambia e ci interpella. Niente nostalgie, niente rammarichi, niente panico. Ma dice il Vescovo: “Lasciarsi condurre dallo Spirito”. E un atteggiamento di chiusura, ostacola l’azione dello Spirito. Andiamo a riprendere il discorso di San Giovanni Paolo II ai vescovi lombardi al termine della visita ad limina, già nel 1991 : “Formare i credenti ad una fede adulta: ecco l’obiettivo primario cui far convergere gli sforzi delle vostre parrocchie.. .”

Infine, terza staffilata che ricevo sui denti: essere più sobri nell’azione pastorale. Occorre riconciliarci col valore del tempo. Noi crediamo di costruire la comunità con tante iniziative e tante attività. Ma il segreto per un volto più bello, per una fisionomia più evangelica “è badare maggiormente al discernimento che rilegge l’esperienza e reagisce alla inerzia dei calendari che prevedono la ripetitività dell’identico “. Mi piacerebbe essere un “drone divino”, per intuire come ci vede Dio dall’alto.. . Io, se lo fossi, vedrei solo beni immobili da restaurare, conti da far quadrare, volontari da trovare, cose da fare … è questa la fisionomia di san Gerardo? Non ci credo. Dio vede altro. Per imitarlo occorre vivere meglio, e per tutto l’anno, il “tempo di Nazaret”!

Don Massimo

Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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