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Quaresima 2020

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Ogni anno mi ritrovo a stendere parole quaresimali. Ripetitive. Sono stanco di parole vuote. Buttate lì in modo così superficiale che solo in apparenza sembrano semi. Però – vien ripetuto – non bisogna mai stancarsi di seminare.

Tuttavia, se per troppo tempo non si raccoglie niente, perfino il contadino più stupido si ferma e si pone qualche domanda. Io, in questo periodo, sono un seminatore stufo e mal tollero chi è bravo solo lui, chi ha ricette pronte…io mi accorgo ogni giorno di più, di non aver risposte. L’unico pensiero che mi frulla per la testa è che bisogna ricominciare daccapo. Averne il coraggio. Anche nella comunità cristiana. Certi atteggiamenti, certi pensieri, certe mail, certi messaggini mi dicono che non ci siamo. Invoco una rifondazione.

Ecco perché mi piace una parola “amica” che mons. Delpini nella sua lettera pastorale – inviataci per la Quaresima e contenuta nel florilegio LA SITUAZIONE è OCCASIONE -, ci suggerisce: CONVERSIONE. Le prossime settimane non siano caratterizzate da appelli convenzionali, ma ci facciano fremere come se qualcosa ci abbia trafitto il cuore. E viene suggerito, ancora una volta, un percorso.

Conoscere Gesù. Mi chiedo se l’Arcivescovo abbia in mente così bene san Gerardo da farne un ritratto tanto preciso. Di questi tempi emerge una comunità fatta di lentezze, grigia e mediocre, dal clima lamentoso e scoraggiato che sono un segno brutto di una resistenza alla attrattiva di Gesù (pag. 77).  Iniziative che cadono nel vuoto senza suscitare un minimo di interesse, difficoltà sempre più caustiche di relazioni, giudizi pesanti su persone e situazioni, sfoghi dolorosi riversati sulle spalle di un parroco che per la verità si son fatte forti, ma fino a quando reggeranno se va avanti da solo? Viviamo la Quaresima come tempo per conoscere Gesù, per tenere fisso lo sguardo su Gesù. E lo sappiamo bene come dobbiamo fare, visto che… Ignorantia Scripturae, ignorantia Christi.

Credere in Gesù. Il vescovo Mario ha una bella intuizione. Per conoscere Gesù occorre recuperare i contenuti del Credo. Saggia pedagogia della Chiesa che fin dai primi secoli si è concentrata sulla professione dell’unica fede. Nella comunità non ci sono gli addetti ai lavori. Non si possono più pensare iniziative solo per loro. Pochi individui che sequestrano tutte le energie. Super colonne che ritengono di tenere su tutto quanto. La fede in Gesù ci chiede di farci carico di altri, tutti coloro che vivono in san Gerardo ma che non si riesce a raggiungere. Ogni tanto non è peccato sperare di arrivare anche a loro! Occorre creatività. Occorre realismo certo, ma nemmeno rinunciare alla fantasia pastorale che, se è docile all’azione dello Spirito, saprà passare dalle parole ai fatti. Interessante a questo proposito l’appello al Vicario episcopale che faccia una revisione capillare per convincere noi sacerdoti ad eliminare qualche messa per dedicarci un po’ di più alla Parola e alla formazione dei laici.

Avere gli stessi sentimenti di Gesù. Qui il cammino si fa concreto, a tratti rivoluzionario e provocatorio. Delpini mette in guardia da una fede borghese e snob… roba da ricchi… Come parroco sono contento di quanto si fa per la carità in parrocchia, ma rimango perplesso nei confronti di chi con molta arroganza ritiene che solo il proprio lavoro è il modo di vivere correttamente la carità di Gesù in san Gerardo. Come a dire che se non ci fosse la S. Vincenzo, la Caritas decanale o il Gruppo missionario…la parrocchia non sarebbe credibile come testimone di carità. Lascio a Dio il giudizio su tali supponenti. Ma poi mi chiedo: e se avessero ragione? Ricordo che la comunità parrocchiale non è un ente astratto, giuridico e legale…prima di tutto la parrocchia l’insieme di noi tutti: figli e figlie di Dio e fratelli in Cristo, che si amano e camminano tutti verso la stessa direzione che è l’incontro con il Risorto quando verrà nella sua gloria. Nell’attesa, alimentiamo il Regno nella pace, nella giustizia e nella salvaguardia del creato (Martini). E allora rilancio – per esempio –  la domanda del nostro Vescovo: “Come si può tollerare che l’organizzazione del lavoro invada ogni momento della vita e ogni giorno della settimana, anche la domenica?” Anche i cristiani più convinti – me ne sono accorto più volte – relativizzano la presenza all’Eucaristia domenicale. E ditemi voi: se ad una parrocchia si toglie l’appuntamento gioioso e fraterno dello spezzare il Pane, cosa resta? Resta l’indifferenza. Resta l’individualismo. Resta il riflusso nel privato. E piano piano i sentimenti di Cristo si appannano, sfocano e si dissolvono…

Risplendere come astri nel mondo. Eppure segni di vita ci sono. Dovremmo lasciarci interpellare. Gioirne. Preadolescenti e adolescenti che cominciano a muovere i primi passi verso la creazione di un nuovo gruppo giovanile. Sempre più ragazzi e adulti chiedono di essere preparati a ricevere il Battesimo. Fidanzati che si accorgono di non aver ricevuto la Cresima e sono convintamente interessati. Giovani sposi che bussano alla parrocchia perché non c’è niente per loro. Tutto viene segnalato al parroco che però è sempre più pastoralmente solo, non avendo strumenti adeguati ad accogliere tutti. È molto più facile fare il sacrestano. Può essere anche una fuga da parte mia, lo so…per sentirsi impegnato ug

ualmente e non badare ad altro. Che Dio mi aiuti ed abbia pietà di me…

Io chiudo come fa il nostro Arcivescovo cioè ringraziando per tanta generosità chi come VOLONTARIO e cioè GRATUITAMENTE continua ad impegnarsi in S. Gerardo, però esprimo a voce alta la mia attuale INSODDISFAZIONE. “Abbiamo il compito, anzi il dovere di continuare a pensare, a provare, a suscitare collaborazioni” (pag. 83 della lettera). Essere SCINTILLE. Basterebbe per far divampare un fuoco. Voglio ancora crederci.

Buona Quaresima a tutti!

Don Massimo

Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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