È iniziato il triduo che di per sè significa “tre giorni”, tuttavia mi voglio soffermare sulle tre notti che aiutano a delineare questo tempo finale della parabola terrena di Gesù di Nazaret. Si tratta di tre notti drammatiche. Gibson ne ha fatto un magnifico film in lingua girato a Matera. Mi soffermo sulla prima. Quella che è iniziata quando il Cristo durante la cena, dopo aver bevuto il terzo calice di vino e aver cantato e danzato l’Hillel, esce e raggiunge l’orto degli ulivi. E qui si prepara all’agone, un vero e proprio combattimento. È la sua agonia. È iniziata la sua ora. È una notte a tinte fosche, drammatica, violenta. Notte di tradimento. Notte di rinnegamento. Di torpore e d’adrenalina. Di sangue e di menzogne.
Notte dove persino Erode, un re pervertito fa amicizia co Pilato, un fantoccio di governante. Se lo passano come un trastullo. Se lo rigirano come una trottola. Il sommo Anna lo scarica al genero Caifa. Tutto in famiglia. Caifa a Pilato. Pilato a Erode. Erode di nuovo lo rispedisce al mittente. Una patata bollente, con cui nessuno vuole bruciarsi le mani. È umiliante. Più in basso di così si muore. Appunto. Gibson si immagina Cristo in basso, sotto, dentro il buio di un carcere. Ce lo mostra coi piedi nei ceppi, calato nelle segrete sotterranee del pretorio, innocente: “Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte”. Lo aveva pure detto. Intanto si fa giorno, il giorno della Parasceve.
Gibson si immagina che sulle lisce pietre del Litostroto, rimanga solo la Madre. Sola col suo figlio solo. È una scena che mi ha molto colpito e ricorderò per sempre. La Madre si sdraia per terra e ausculta le pietre che amplificano l’affanno di Gesù; sente il battito del cuore del suo Figlio imprigionato, in catene. Si avverte una vicinanza unica, come se i due fossero ancora incatenati dall’amore; uniti nel ventre dal cordone ombelicale che un’altra volta sta per essere reciso. Lei sola ebbe contenuto in lei ciò che non si può contenere, legato a lei il Figlio di Dio. Là lo diede alla luce lasciandolo andare, ora di nuovo – prima notte del triduo – il Cristo in vincoli, legato, incatenato si sta preparando per una nuova uscita. È una via dura – la Via Crucis – ma deve percorrerla.
Immagine: un fotogramma tratto dal film La passione di Cristo (2004) di Mel Gibson