Quella che ho chiamato “terza notte”, quella che trascorre dal sabato ai primi albori della domenica di Pasqua, in realtà corrisponde alla quarta notte della salvezza. Il più piccolo della famiglia, nell’attesa del ritorno di Elia (riservano ancor oggi per lui una sedia, giusto per far bella figura se decidesse di tornare stavolta…) chiede al più anziano: “Perché questa notte è diversa da tutte le altre?” Dovrebbe essere valido anche per noi questo finto indovinello, affinché non ci abituiamo mai a quello che celebriamo; siamo sempre pronti a rendere ragione della speranza che c’è in noi? Ebbene erano quattro le serate bibliche di cui si fa memoria: a Pasqua infatti si riassume il racconto dell’intera storia della salvezza, storia del dono di grazia che il Signore rinnova per il suo popolo. La prima notte è la notte della creazione. La seconda notte è quella di Abramo, notte della fede. La terza notte è quella di Mosè, l’esodo, notte di liberazione.
E la quarta notte? Lo racconta bene il Targum nella preghiera del qiddush, la benedizione sulla quarta coppa, quella che Cristo non volle bere. Essa accadrà – sostiene ancora oggi il pio israelita – quando il mondo giungerà alla sua fine per essere redento. E il Messia camminerà fra noi. Per noi cristiani è la notte di Pasqua, di ogni Pasqua, vissuta nel nome del Signore e predestinata, preparata per la redenzione di tutti. Questo Messia atteso da svariati millenni per noi cristiani è proprio Gesù di Nazaret, il Crocisisso Risorto ed è per questo che stanotte nella luminosissima grande Veglia abbiamo celebrato la vittoria di Cristo sulle tenebre della morte. Egli spezzando una volta per tutte i vincoli della morte risorge vincitore dal sepolcro.
Buona Pasqua a tutti dal vostro parroco!!