Dio solo lo quanto mi mettano a disagio i complimenti. È bello riceverne, tuttavia…come quando per caso… raramente, s’intende… ti dicono: “Ma che bella predica, don Massimo!” Io arrossisco, magari non in volto, perché solitamente quanto predico non è mai del tutto farina del mio sacco. Oggi poi con internet ed il famoso: copia-incolla… è un attimo. Tanto la gente comunque capisce. Cioè: coglie se quello che dici, lo leggi dal fogliettino che hai preparato svolgendo il tuo bel compitino… oppure viene dal cuore ed è frutto della tua preghiera, del tuo esserne convinto, della tua fede, del tuo stile di vita… alla fine. Si chiama coerenza. Credibilità.
Ebbene, oggi, quarto giorno di Pasqua, la liturgia della Parola ci narra la predicazione di Pietro. Dalla Porta Bella si è spostato al Portico di Salomone. Ambienti vissuti durante la convivenza con Gesù. La folla è fuori di sè per l’entusiasmo e lo stupore suscitati dalla guarigione dello storpio che i due apostoli (Pietro e Giovanni) hanno in diretta ottenuto dall’amore del Risorto, nel cui nome hanno operato. Con un’onestá esemplare Pietro inizia il suo discorso. Non approfitta. Solo apre la bocca. È il cuore a parlare. Non ha avuto certo il tempo di prepararsi. Dichiara le cose come stanno. Non è per il potere o abilità di uomini. Non è neppure per la fede o religiosità degli uomini.
Il suo stesso discorso sgorga con una scioltezza impressionante, una capacità sintetica – diremmo “teologica” – grande!! Non dimentichiamolo, non si sa nemmeno se Pietro sapesse leggere o scrivere. Lui si intendeva di barche, di remi, di vele, di reti, di alta marea e di ore del giorno e della notte più adatte… forse si intendeva di conti se aveva da pagare quei tre o quattro soci… si intendeva di pesca. Si realizza a Pasqua un’altra bellissima parola iniziale del Maestro: “Seguimi, ti farò pescatore di uomini”. Solo se sei prima un discepolo di Gesù, solo se sei testimone del Risorto per dono dello Spirito, puoi avere la forza di predicare. Altrimenti è meglio tacere. Predicheresti te stesso, non Lui.