Ci sono molti modi con i quali il Nuovo Testamento parla di Risurrezione. Giovanni oggi ci narra della terza apparizione del Risorto ai suoi discepoli. Quella pesca miracolosa che altri evangelisti collocano all’inizio, lui la piazza qui a Pasqua avvenuta. Come a dire: la vita continua. E continua con i suoi problemi. La Risurrezione non è una bacchetta magica che fa il miracolo. Anche quella notte avevano pescato inutilmente. Quello che non va bene è l’essere tornati alla vita di prima, magari delusi e rassegnati. Allora Gesù si fa vedere. Qui sette testimoni di Cristo risorto rappresentano già la vita della Chiesa (la barca) con la sua opera di evangelizzazione (la rete). E anche quel grido di Pietro: “È il Signore!” richiama le prime espressioni di lode, i primi canti assembleari, le professioni di fede che i cristiani esclamavano nei loro incontri festosi settimanali, probabilmente in un contesto già liturgico. Sappiamo poi che il pesce fu uno dei primissimi simboli trovati sulle pareti dei siti archeologici e nelle catacombe romane per sintetizzare il Credo. Infine quel benedire il pasto e distribuirlo non può non ricordare l’agape fraterna col tipico linguaggio delle riunioni eucaristiche.
In questo tempo di pandemia in cui è impedito ritrovarsi a celebrare il mistero eucaristico non fermiamoci solo al lamento nostalgico perché non possiamo recarci in chiesa, ma promettiamo al Signore – dopo che sarà terminato questa clausura forzata – di non permetterci più di perdere una sola Eucaristia domenicale che è il modo più bello di gustare la presenza di Cristo risorto in mezzo a noi!
Immagine: La pesca miracolosa, David Teniers detto il Giovane, 1650, Old Masters Gallery – Mosca