Terminata l’ottava di Pasqua con la Domenica in albis che abbiamo celebrato ieri, continua quello che è il periodo liturgico più antico e maggiormente considerato nella chiesa delle origini. Nella clausura domestica forzata di quest’anno forse potremmo riscoprire alcuni aspetti del nostro essere credenti, che prima non abbiamo mai preso in considerazione. Eravamo tutti presi dalle gite fuori porta, le feste e le sagre primaverili, le mangiate per matrimoni e cresime, gli anticipi della prova costume, gli esodi del weekend pre-ferragostani, i ponti del 25 aprile e 1 maggio… Torniamo a riscoprire qualcosa che abbia maggior senso per la nostra identità cristiana.
I cinquanta giorni che si succedono dalla domenica di Pasqua a quella di Pentecoste sono da vivere nella gioia come se fosse un sol giorno di festa, un unico lungo giorno che si espande. Durante le celebrazioni si canta innumerevoli volte l’alleluia. Anche il linguaggio cambia: domenica prossima per esempio non è la terza dopo Pasqua, ma “DI” Pasqua perché è una… Pasqua continua. I primi otto giorni sono stati tutti intrecciati con il tema del Battesimo per accogliere i neofiti che nella notte di Pasqua smettevano di essere catecumeni e, una volta immersi, rinascevano cristiani e portavano per una settimana la veste bianca (Alba) che ieri poi hanno tolto.
Ecco allora che da oggi inizia il tempo detto della “mistagogia”, cioè del l’approfondimento e dell’assimilazione del nuovo stile di vita cristiano scelto. Sia così anche per noi quest’anno – ne abbiamo il tempo – un periodo di ripensamento serio e di adesione più cosciente al dono pasquale della vita in Cristo, dentro la Chiesa, offerto a tutti.
Immagine: un particolare di un mosaico di Rupnik