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Visioni

sanpaolo

Docili allo Spirito, dopo aver attraversato la Frigia ed evangelizzato la Galazia, gli apostoli rinunciano ad entrare nella provincia di Asia e della Bitinia, costeggiano la Misia e scendono a Troade, nel nord-ovest della attuale Turchia. Qui Paolo ha la visione notturna del Macedone che lo supplica: «Passa in Macedonia e aiutaci!». Così Paolo si sente chiamato a mettere piede sul suolo d’Europa.

Soffermiamoci però su queste esperienze decisamente mistiche avute da san Paolo. Ne ebbe più d’una. La gente fa molta confusione e mette tutto sullo stesso piano: apparizioni, visioni, rivelazioni… Cristo Risorto, le varie Madonne, padre Pio…ecc.

In questo caso Paolo ha un aiuto a capire come deve procedere. Quindi potremmo parlare di una rivelazione privata come eventuale servizio per vivere il Vangelo qui ed ora. Ancora una volta, nel cammino verso Pentecoste, siamo invitati cioè ad essere docili all’azione dello Spirito e non il contrario. Il Paracleto infatti distribuisce il suo dono per la edificazione di tutti.

Sono esperienze delicate che domandano attenzione, anche se mai si impongono come obbligatorie e che per essere corrette rimandano sempre al grande luogo rivelativo della volontà di Dio attraverso la sua Parola. Io – come parroco – sono sempre molto rispettoso di chi viene a parlarmi di visioni. Però cerco di educare le persone: io mi accontento della grande esperienza cristiana che è la domenica, il giorno dell’apparizione del Risorto e non vado in cerca di nient’altro.

Come ebbe dire una volta il card. Ravasi: “Essa è pubblica rivelazione di Dio come Perdono, Parola, Pane e Promessa di nuovi cieli e terra nuova e come pubblica rivelazione dei suoi e in essi dell’uomo come perdonati per perdonare, illuminati per illuminare, amati alla follia per amare follemente e come sognatori del futuro di Dio oltre ogni male e ogni morte”.

Certo, poi ci sono le visioni dei grandi mistici che accolgo e non nego per niente, se sono riconosciute dalla chiesa. È un altro grande tema ecclesiale, oltre a quello biblico. Sto parlando di quei mistici che, ciascuno alla propria maniera, sono stati di grande utilità ai loro contemporanei. Ci insegna ancora Ravasi: “E che altro è il mistico cristiano se non il luogo storico attraverso cui il volto, la parola e il gesto del suo Signore si fanno compagnia umana? A questo bisogna attendere con tutto l’essere: divenire l’apparizione del Cristo e non inseguitori di visioni e apparizioni.  «Parlaci delle visioni che hai», disse un giorno un monaco a Pacomio. «Lascia che ti parli di una grande visione: Se vedi un uomo santo e umile, questa è una grande visione. Cosa c’è di più grande, infatti, che vedere il Dio invisibile rivelato nel suo tempio, una persona umana visibile?»”.

Non rincorriamo le visioni. Lasciamoci interpellare piuttosto quando Dio ci manda dei segni.

Immagine: Mosaico bizantino della visione di san Paolo – Monumento esterno alla chiesa di San Nicola – Kavala, Grecia

Don Massimo

Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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