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Spirito Santo sì o Spirito Santo no?

The Disciples Peter and John Running to the Sepulchre on the Morning of the Resurrection is a painting by Eugene Burnand (1898) Musée D’Orsay in Paris

Desidero condividere ancora il cammino meditativo che ci porta alla Pentecoste aiutato dalle prime letture della liturgia pasquale. Siamo arrivati al momento in cui addirittura un villaggio intero di Samaritani accoglie la Parola di Dio.

Mi colpisce un invito un po’ particolare. Pietro e Giovanni dovranno pregare per loro affinché ricevano lo Spirito Santo. Ecco la mia perplessità: ci si può convertire senza l’intervento dello Spirito? Si può ricevere il Battesimo senza che lo Spirito scenda?

Ma il Catechismo della Chiesa cattolica insegna altro! L’unico fuoco dal cielo che Dio conosce è quello del Figlio, non ce n’è altri! Questo è il fuoco che Gesù è venuto a portare sulla terra. È lo stesso che ha portato Stefano al martirio: un amore più forte della morte, che sa dare la vita per chi lo uccide. Niente vendette: lo Spirito di Dio dà la forza del perdono. Perciò mi pare strano che il battesimo di Filippo a chi si era convertito a Gesù avesse delle anomalie. Lo Spirito Santo, protagonista degli Atti, è libero e sovrano: soffia come e dove vuole, anche su chi ancora non è battezzato. Quindi di per sé non sarebbe necessaria l’imposizione delle mani da parte degli apostoli. Eppure, questa è la prima missione fuori dalla Giudea. Forse Filippo ha atteso che lo Spirito fosse dato per la prima volta dagli apostoli, le colonne della Chiesa di Gerusalemme, per significare l’unico Spirito che anima tutta la Chiesa, al di là delle differenze. Un bel segno di umiltà e unità. Lo Spirito è l’amore: crea comunione nella Chiesa e tra le Chiese. Ed è unico – quello che è stato effuso prima e Gerusalemme per poi diffondersi nel mondo intero, accogliendo e vivificando in sé ogni diversità.

Allora può spiegarsi la severità di un nuovo intervento. Quando Filippo evangelizzò i Samaritani, molti credettero e Filippo giustamente non procrastinò e li battezzò. Tuttavia, quando gli apostoli lo seppero… “a buon conto” ritennero favorevole inviare Pietro e Giovanni. Essi pregarono che i Samaritani fossero disposti chiaramente a ricevere “di nuovo” lo Spirito Santo, che non avevano ricevuto nonostante la loro fede e la celebrazione avvenuta.

Sembra una richiesta di consapevolezza. E ciò si realizza solo quando Pietro e Giovanni imposero le mani su di loro. In realtà resta un’aporia, dal momento che il resto del Nuovo Testamento (per esempio, Rom 8,9) insegna che si riceve lo Spirito Santo quando si crede, e non serve qualche altro rito. Come in Atti 2,38 dove la promessa dello Spirito Santo per chi credeva era già un elemento fondamentale della prima predicazione e sufficiente. Quindi il caso dei Samaritani pare un’eccezione.

Insomma, lo Spirito Santo è libero di agire come vuole, anche se chi è docile allo Spirito non può per niente essere una minaccia. Però in questo caso curioso, decise di venire a dimorare nei Samaritani dopo la loro conversione. Il testo non si sofferma su tutto ciò ma non è difficile supporre che accadde per convalidare il primo caso di evangelizzazione per così dire “autonoma”, nella quale gli apostoli non erano coinvolti, che era fuori di Gerusalemme, e di alcuni che non erano proprio Giudei.

Tanto scrupolo mi fa pensare alla superficialità con cui molti ricevono i sacramenti oggi. Alludo a quei cristiani battezzati, comunicati e cresimati che però dal loro stile di vita sembra davvero che in loro lo Spirito Santo …ehm ehm…non sia mai sceso!

Ma qui mi fermo, perché mi accorgo che sto giudicando.

Immagine: The Disciples Peter and John Running to the Sepulchre on the Morning of the Resurrection is a painting by Eugene Burnand (1898) Musée D’Orsay in Paris

Don Massimo

Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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