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Lidia

Lidia

Ormai raramente ricevo inviti a cena. E ne accetto pochi. Ma com’è dolce sentire oggi nella prima lettura la parola: “E ci costrinse ad accettare”. Ci sono alcuni inviti a cui non riesci a sottrarti. Sono quelli di persone amorevoli che intuisci provenire dalla gratuità del cuore. Dunque, non temi di accoglierli. Eh già perché un giorno Gesù avvertì i suoi discepoli: “Accettate tutto quello che vi mettono davanti…Ma non andate di casa in casa”. Lidia deve essere stata una persona così. Solare.

Paolo e i suoi compagni ormai sono in Europa. Ed è bello constatare che una delle prime famiglie a convertirsi e a farsi battezzare è quella di Lidia. Stranamente, non si dice se è sposata o no. Si parla della sua famiglia ma in relazione al ruolo importante da lei svolto: è un’‘imprenditrice’ diremmo oggi, di quelle che ci sanno fare, che viaggiano, molto qualificate. Una Marciagaglia, una Belisario. E seppur la sua comparsata nel Nuovo Testamento è veramente breve, è decisamente un personaggio che si muove da protagonista in un momento delicatissimo dell’evangelizzazione. Siamo a Filippi di Macedonia, la prima tappa dell’apostolo Paolo in terra europea. Vi è giunto dall’Asia Minore con Timoteo, Luca e Sila in un ambiente molto romanizzato e curiosamente non è la sinagoga ad essere sensibile all’annuncio, ma gruppi che si riuniscono una località amena in campagna. Al sabato pregano in riva a un fiumicello. Anche Paolo ci va e vi trova soltanto donne.

Non si formalizza colui che fu uno scrupoloso fariseo. E alle donne si rivolge tranquillo, come racconta Luca negli Atti: “Sedutici, rivolgemmo la parola alle donne là riunite“. Ed ecco venire in primo piano lei. Lei sola: “Una donna di nome Lidia“. Non sappiamo se questo fosse realmente il nome suo, oppure se indicasse la sua origine. Anche noi apostrofiamo le persone quando si distinguono: “…la romana, la milanese…”

Lei infatti proviene dalla città di Tiatira nella Lidia, che è una regione dell’odierna Turchia. Ha una posizione speciale, di riguardo essendo proprietaria di un’azienda di un certo spessore, perché ciò che lei commercia è la costosissima porpora. Roba da gente che se lo può permettere.

Mi piace questa donna intraprendente e non solo nel lavoro.  Quando Paolo e i suoi amici finiscono di parlare infatti, è solo Lidia a farsi avanti a porre domande. Lei che non è ebrea di nascita. Viene dal paganesimo eppure è attratta dalla fede di Israele; diventa una “credente in Dio” (termine tecnico con cui gli ebrei definivano i nuovi proseliti). Decisamente è avvenuta in Lidia una trasformazione che gli Atti descrivono sobriamente così: “Il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo”. Lidia si fa cristiana, insomma. Nella sostanza e nella forma, perché chiede subito il battesimo e lo riceve; insieme alla sua famiglia, nella quale è evidente che comanda lei. Poi invita Paolo, Timoteo, Luca e Sila a essere ospiti in casa sua. E deve essersi creato un po’ d’imbarazzo in loro: mah, abitare in casa di una donna… la prudenza di Paolo è alta.

Ma un’imprenditrice è abituata ad ottenere quello che vuole, non si ferma certo alla prima difficoltà e la cristiana Lidia li batte in logica e in franchezza con un ragionamento inattaccabile: “Se avete giudicato che io sia fedele al Signore, venite ad abitare nella mia casa“. Il fedele Luca è costretto a registrare quelle scaltre parole e a concludere: “Ci costrinse ad accettare”.

Proprio lì perciò, nella casa della lucida ed energica Lidia, ha preso dunque vita la prima Chiesa fondata in Europa da Paolo di Tarso.

Don Massimo

Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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