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Aquila e Priscilla

Aquila-Priscilla

Sotto l’imperatore Claudio attorno alla prima metà del secolo scoppia una grande persecuzione contro i giudei, molti dei quali lasciano Roma. Anche la straordinaria coppia che fa la sua comparsa nella prima lettura di oggi, sesto giovedì di Pasqua, erano in quel gruppo. Così Aquila e Prisca si stabilirono a Corinto dove avviarono una piccola impresa: erano tessitori. Mi sono sempre chiesto come mai Paolo sapesse fabbricare tende, dove avesse imparato ad usare il telaio lui che era un ottimo fariseo, un preparatissimo rabbino. Forse in famiglia. Forse era l’arte che gli avevano insegnato. Mettila da parte, ti può sempre servire – raccomandano spesso i genitori. E fu così davvero.

Lasciata Atene anche un poco demoralizzato, Paolo raggiunge Corinto e chiede ospitalità proprio a loro. Fra colleghi ci si intende, scatta una molla corporativistica. È bella questa amicizia che si crea durante la sua prima visita alla città; lavoravano insieme, e io mi immagino i dialoghi, quanti approfondimenti poterono ottenere i due sposi neoconvertiti. Mi piace molto questa famiglia, questa casa che si apre all’accoglienza e all’ospitalità, che diventa una specie di centro di studi biblici ante litteram.

E poi c’è un’altra cosa che mi convince. Io provo sempre molta ammirazione per i cosiddetti preti-operai. Quei sacerdoti che chiedono al loro vescovo di poter condividere più da vicino le gioie e le croci, le fatiche e le soddisfazioni, le ansie e i progetti della gente, andando a lavorare come loro. Forse non sono più di moda come nel sessantotto, ma ce n’è ancora.

San Paolo lavora. È bello. Non si approfitta del vangelo, non mangia ad ufo. Lo dirà una volta a tonde lettere, in un’arringa a sua difesa: “A me stesso ho provveduto io, da solo, con queste mie mani!” (At 20,34). Alludeva proprio a questo periodo trascorso a Corinto, presso Aquila e Priscilla.

Comunica un senso di responsabilità e di libertà. Se dipendi da qualcuno o qualcosa, non sei libero di dire tutto quello che vuoi e di andare dove vuoi. Invece il predicatore deve esserlo. Io ho insegnato religione per quasi vent’anni nelle scuole statali ed ero fiero di questa mia “autonomia”. Saper di non dover essere di peso a nessuno, ti rende veramente libero!

Eppure, da come si sono evolute le cose, anche per san Paolo si è verificata una difficoltà. Se uno vuole annunciare veramente il vangelo, non può avere un piede in due scarpe. Forse si era reso conto che il lavoro lo portava a trascurare la sua missione. Ed ecco allora che riparte. Aquila e Priscilla li incontrerà ancora, ancora lo ospiteranno. Anzi, a me pare di poter dire con tutta sicurezza che i due sposi rimasero sempre fra coloro che sostenevano economicamente l’apostolato di Paolo.

Anche oggi ci sono laici così. Impegnati e generosi.

Immagine: San Paolo ospite nella casa di Priscilla e Aquila, incisione

Don Massimo

Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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