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Parlare in lingue

pentecoste

 

Abbiamo già incontrato Apollo. Oggi ultimo lunedì di Pasqua la Parola ci guida su nuove strade. È il terzo viaggio missionario di Paolo. Ci troviamo ad Efeso dove capita questo fatto curioso. Apollo conosce e sa parlare. Ma una cosa è capire, una cosa amare. San Paolo arriverà a dire che la sola “scienza gonfia, mentre l’amore edifica” (1Cor 8,2).  Un sapere e un annunciare senza amare, è la fede tipica dei diavoli in tutti gli esorcismi dei Vangelo. Bisogna “testimoniare Gesù”, ossia ri-cordarlo (=averlo-nel cuore) e viverlo. A buon conto, Apollo è un santo. Ma lascia il lavoro a metà. E san Paolo si trova a completare una formazione imprecisa, incompleta ferma al battesimo di Giovanni che era solo un lavacro, una richiesta di purificazione. Rinascere in Cristo è un’altra cosa. Arrivare a dire: è lui “la mia vita” e “vivo io, non più io, ma Cristo vive in me”, come afferma Paolo in Filippesi. Ricordo un grande teologo Karl Rahner che in una conversazione amichevole sul cristianesimo sintetizzava con semplicità: “È quello che diceva mia nonna: ‘Bisogna amare il buon Gesù!’”. Questi di Efeso non hanno ricevuto lo Spirito. Conoscono solo il battesimo di Giovanni, ma non quello di Gesù. Apollo però conosceva bene anche Gesù, pur senza averne lo Spirito. Luca è particolarmente attento allo Spirito: è essenziale; è l’amore tra Padre e Figlio, che Gesù ci ha donato dalla croce per diventare anche noi figli di Dio e fratelli di tutti gli uomini. Per questo nel Vangelo, dove racconta ciò che Gesù fece e disse, nomina lo Spirito per ben 35 volte; negli Atti invece, dove racconta ciò che gli apostoli fanno e dicono per testimoniare Gesù, lo nomina 70 volte. Esattamente il doppio! Non è un puro caso: negli Atti lo Spirito Santo viene nominato il doppio delle volte poiché essendo Amore, si sa che l’amore sempre tra due si duplica, forse è la reduplicatio tipica dell’Amore, cioè in noi credenti c’è lo stesso Amore, ma c’è anche lui, quindi c’è lui e noi che si amano reciprocamente, quindi nella reciprocità c’è finalmente Cristo che è amore ed è accolto.

I segni di questo sono sorprendenti: lo Spirito parla diversi linguaggi. Infatti, la prima cosa che succede accettando il Battesimo di Gesù rende i discepoli capaci di parlare in lingue e questo è un fenomeno – la glossolalìa – che Paolo mette come ultima cosa. Di cosa si tratta?  Gli Apostoli continuavano a parlare nella loro lingua di galilei e ognuno li capiva nella propria lingua oppure parlavano correttamente altre lingue mai conosciute prima? Credo semplicemente che sia questo il vero significato, anche della prima Pentecoste negli Atti: c’è una lingua che tutti capiscono ed è la lingua dell’amore, uguale per tutte le lingue. Se lavi i piedi, tutti lo capiscono; se fai come la donna di Betania, ovunque sarà annunciato il Vangelo si parlerà di lei, cioè Gesù si identifica con lei. In tutto il mondo. È quel gesto che tutti capiscono cosa significa. Ritengo sia questo il significato delle lingue.

E poi profetavano. La profezia non è quella che dice il futuro: lì c’è già Nostradamus, ci sono gli oroscopi, le previsioni del tempo, le statistiche, i sondaggi; è divertente andare a leggere quello che si diceva al termine del 31 dicembre riguardo al 2020…lasciamo perdere!!! Profetare per un cristiano vuol dire aprire gli occhi e vedere la realtà presente illuminata dalla volontà di Dio.

Perché noi pensiamo sempre al futuro e stravolgiamo il presente per portarlo al futuro progettato da noi. Mentre il profeta è quello che vede la realtà e la realtà è che Dio è presente tutto in tutti, è l’essere di ogni cosa, in lui viviamo, ci muoviamo e siamo. Allora il profeta è colui che ha questo sguardo di Dio su tutta la realtà che è poi ancora lo sguardo dell’Eucaristia, che è lo sguardo del dire grazie, l’Eucaristia, perché tutto è grazia. Mi colpisce che una delle prime battute che si insegna a un bambino è dire grazie…e allora provate a contare quante volte lo dite in un giorno e capirete se la vita è una grazia o una disgrazia.

Immagine: “Pentecost: The sending of the Holy Spirit upon the Apostles”, Hortus Deliciarum, c. 1180, by Herrad of Landsberg

Don Massimo

Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo

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