San Paolo lascia Mileto – Dipinto conservato nella Basilica di San Paolo fuori le Mura in Roma

Questa è la parola che mi ha colpito maggiormente della liturgia di questo ultimo mercoledì prima di Pentecoste. Durante la lunga quarantena degli scorsi mesi l’ho vissuto in pienezza questo servizio: essere custodi. Non si poteva celebrare in pubblico. Non si poteva uscire. Non si poteva visitare i malati… Un prete sensibile può andare in crisi. Il sacerdozio cattolico sussiste in forza di un servizio al popolo. Se glielo togli, è un bel problema. Si va in crisi di identità. E allora ripenso alle mie lunghe giornate in solitudine, alla “grazia” di quei momenti; quando passavo molte ore in preghiera, nella lettura, nella scrittura…nella preparazione, nel riordino… quello che mi piaceva di più erano alcuni gesti che ho fatto centinaia di volte con fedeltà.

Aprire il portone della chiesa, tutte le mattine. E chiuderlo alla sera, anche se non veniva praticamente nessuno. Ed il simbolo è la chiave, quella chiave che il giorno del mio ingresso a san Gerardo, i piccoli Pietro e Samuele mi porsero su un piatto di argento.

Poi il lume dell’Eucaristia. Assicurarsi ogni mattino che ardesse. Sostituirlo per segnalare la presenza del Signore che per moltissimi giorni e lunghissime ore non ha avuto compagnia. Ed il segno che ho voluto il silenzio delle campane che suonavano solo le ore.

Aggiornare il libro della Parola e ricaricare il cestino con i versetti della Bibbia che molti caparbiamente venivano a prendere.

Sedermi in solitaria alternativamente davanti alla Madonna, a San Gerardo e al Santissimo.

Ecco, nel fare tutto ciò, nel vivere la pace ed il silenzio mi sono sentito moltissimo un custode, colui che tiene la porta aperta e vigila su chi entra e su chi esce.

San Paolo lo consiglia agli anziani di Efeso, che sta salutando. Li ha preparati per tre anni. Ora deve partire. Li mete in guardia dai lupi che arriveranno presto.

È una delle scene più struggenti degli Atti, piena di emozione. Mi faccio l’esame di coscienza su questa immagine. Il vescovo mi ha già mandato in tante parrocchie: San Gerardo è la mia settima destinazione. Quando saluta gli Efesini, san Luca registra che “tutti scoppiarono in pianto e, gettandosi al collo di Paolo, lo baciavano…”

Dopo solo tre anni aveva conquistato tutto il loro affetto… Io sono a Monza già da cinque… mah… non dico più niente…

Immagine: San Paolo lascia Mileto – Dipinto conservato nella Basilica di San Paolo fuori le Mura in Roma

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Don Massimo

Parroco della Parrocchia di San Gerardo al Corpo